Mestieri
cooperanteLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
EcuadorData di partenza
2011Data di ritorno
2011Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)Nel 2011 Agostino Arciuolo trascorre alcuni mesi in Ecuador, impegnato in progetto di cooperazione allo sviluppo. Tra le sue mansioni, la raccolta e la vendita diretta dei prodotti agricoli coltivati in fattoria.
Martedì 21 giugno
Martedì è giorno di raccolta. E, nel pomeriggio, di vendita. Dopo la colazione di latte fresco e avena, ci siamo diretti insieme verso la huerta, dove attendono di farsi raccogliere i frutti del lavoro settimanale. Spuntano intanto i primi raggi tra le cime sporgenti della cordigliera, scalfiscono i pendii come tangenti, e arrivano al suolo facendo fluttuare i contorni delle cose nel candido vapore della rugiada notturna. Sento sotto i piedi il terreno che inizia a scaldarsi, rilasciando nell’aria la pesante umidità di cui si è inzuppato durante la notte, nel forte odore familiare di terra bagnata, mista a humus e foglie secche. Il lavoro da fare è questo: c’è anzitutto da raccogliere tutti i prodotti ortofrutticoli giunti ad un livello di maturazione sufficiente e pronti dunque per la vendita. Si comincia dalle verdure: lechuga (lattuga), acelga (bietola) e coliflor (cavolfiore); si passa poi ai tuberi e alle radici, dalla zanahoria (carota) alla papa (patata), passando per il rabano (ravanello), la remolacha (barba-bietola) e la cebolla (cipolla); poi è il turno degli ortaggi, come il tornate (pomodoro), il calabac (zucchina) e il pimiento (peperone), e dei frutti d’albero, tra cui P aguacate (avocado), il tamarillo (meglio conosciuto come tornate de arbol, letteralmente pomodoro d’albero) e la granadilla (il frutto di una pianta della famiglia della passiflora, dalla buccia gialla e dai chicchi minuscoli e succosi); si raccolgono quindi i legumi, principalmente frejoles (fagioli), arvejas (piselli) e habas (fave); e, per finire, la più delicata delle verdure, la rucula (rucola). A questo punto, una volta collezionato tutto il raccolto in cassette di legno, non resta che prepararlo per la vendita pomeridiana, sciacquando tutto per bene e mettendo ogni cosa al suo posto, annodandola, se necessario, in piccoli mazzetti. Si tratta di un lavoro leggero e, in fin dei conti, piacevole, da svolgere in compagnia e all’insegna della mutua cooperazione. Per non riempirci la bocca di troppe chiacchiere, rosicchiamo di tanto in tanto, come piccoli roditori affamati, quello che ci capita per le mani. Quei sapori freschi e genuini rimangono a lungo incollati al palato, resistendo finanche alle parole e alle risate. A ben pensarci, vado meglio a masticare carote che frasi in spagnolo. Almeno per ora. Ma pazienza, avrò tempo d’imparare.
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