Crocerossina sui treni sanitari

In missione belga (crocerossina) più volte viaggiai in treno sanitario, accompagnatrice di feriti o di prigionieri reduci dalla Germania e destinazione Bruxelles; dato che tutti i treni provenienti dalla Germania venivano diretti in Parigi: tanti e  tanti treni al giorno e allo re 11 – di sera – eravamo ancora in pieno lavoro nelle stazioni e ospedali; che anche i signori uomini cioè mio marito, venivano pure darci aiuto

Più volte convocata al Consolato Italiano per prestare la mia opera a favore dei nostri connazionali; sapevano infatti che lavoravo nella missione belga ed il Console Italiano a Parigi volle pure ringraziarmi da parte del Signor Presidente della Repubblica Italiana con una simpatica cerimonia con brindisi. Mi venne consegnata anche una pergamena e la Stella della Solidarietà Italiana che conservo tutt’oggi e per me, quel pomeriggio, non sarà mai dimenticato come non dimenticherò mai i volti dei compatrioti aiutati all’estero.

Molti avevano lasciato il Belgio nel 1941 per venire in Italia, ma qui si stava ancora peggio ed allora preferivano ritornare ancora là, ma ne erano impossibilitati a causa di nuovi controlli e disposizioni e così affollavano il Consolato Italiano. Vedevo bimbi e mamme che disperatamente piangevano ed io più volte ne ospitai nella mia casa, dopo di che, mi rivolgevo al mio Comandante Colonnello per sollecitare le pratiche; ho ancora una cara lettera di due giovani, lui belga e lei italiana, colma di ringraziamenti poiché, se non avessero passato il confine, non avrebbero potuto unirsi in matrimonio.