Gli antenati emigrati

La sorella di mamma a 18 anni partiva per l’America dove si era sposata con un Italiano che viveva in Pensilvania. Morì dopo 2 anni con un’epidemia che si chiamava la Spagnola, lasciando una bambina appena nata.

Il fratello della mia mamma più grande era anche lui in America che fu costretto a rientrare in Italia perché era avvenuta la prima guerra. Il governo Italiano faceva la propaganda: tutti gli Italiani all’estero se non rientravano a difendere la patria non sarebbero mai più ammessi di rientrare in Italia. Così rientrò a solo 18 anni e fu mandato in guerra. Mia mamma molto giovane fu colpita dalla tristezza della vita. Sua sorella moriva a venti anni e suo fratello in guerra. […]

Io non ho mai conosciuto i miei nonni. Ricordo vagamente la matre di mia nonna. Ricordo un poco la mamma di mio patre. Si chiamava Teresa. Però la chiamavano Teresella. La ricordo molto vispa e svelta. Aveva perduto il marito appena sposata. Il patre di mio patre emigrava negli stati USA. Mio patre non ha mai conosciuto suo patre perché partì per l’America quando lui era appena nato. Dopo pochi anni fu dichiarato disperso dove non fu mai trovato – con la speranza in vana di mia nonna che lo ha aspettato tutta la vita. In quei tempi c’era tanta ingiustizia sociale degli immigranti – i boscaioli nelle zone fredde erano italiani e gli airisci [irish, irlandesi, Ndr] e inglesi erano padroni dei boschi. Fascevano cadere gli alberi addosso ai lavoratori per prendere l’assicurazione.