Mestieri
elettricistaLivello di scolarizzazione
diploma di scuola media superiorePaesi di emigrazione
Francia, GermaniaData di partenza
1957Data di ritorno
1970Periodo storico
Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976)Dopo anni di lavoro tra Francia e Germania, tra le fabbriche e i cantieri, Luciano Giovanditti ha finalmente messo qualche soldo da parte e pianifica, insieme ai genitori, il rientro in Italia.
Due mesi dopo ch’eravamo in Germania, il frutto del nostro lavoro si poteva già quantificare, tanto che permetteva di progettare un primo passo per il nostro rientro in Italia. Dissi a mio padre che ormai era inutile che la mamma e la sorella stessero ancora in Francia. Era ora che incominciassero ad organizzarsi. Con i nostri risparmi potevamo anticipare la somma per comprarci una casetta nel nostro paese. Era importante che loro rimpatriassero, poiché i soldi che guadagnavamo non potevano tanto viaggiare dalla Germania alla Francia, dalla Francia all’Italia. Per ogni giro di scambio perdevamo il quindici per cento. Mia madre si animò di coraggio e, dopo una domanda di rimpatrio al Consolato, le misero a disposizione un vagone per traslocare, non gratis, però. Al paese mia madre aveva contrattato una casa non grande, ma abbastanza per infilare tutti i mobili che avevamo accumulati. Quando il giorno stabilito arrivò, ci scrisse che anche la scopa si era potata con sé in Italia. Se l’era vista tutta da sola, non senza l’aiuto della figlia che fino all’ultimo s’era divisa tra lavorare in fabbrica e imballare in casa ogni oggetto di vetro, di porcellana e altro. Io e mio padre non potevamo fare altro che spedire loro tutti i soldi che guadagnavamo. Con i giorni che passavano vedevo il mio sogno realizzarsi, a piccoli passi, a zollette, a zollette di terra che strappavo alla terra. Non contavo più a marchi, contavo a zollette. Un metro di terra scavato, due ore di lavoro, due ore di lavoro, tanti marchi, tanti marchi con il controvalore: molte lire. Papà, avevo ragione io di partire dalla Francia? Sì! – Papà, se le cose stanno così, tra un paio di anni ce ne andremo anche dalla Germania. Sì. Papà ti voglio bene. Anch’io. – Papà, lo sai perché mi sono rimesso a mangiare, quando ero malato? No! Per non lasciare il mio corpo in Francia e lasciare a voi la libertà di andare a morire nella vostra terra, senza rimpianti e senza obbligazioni per le mie ceneri.
Il viaggio
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