Isfahan e i suoi vecchi

Ho fatto un lungo viaggio con il Ministro e sua figlia, fino al sud dell’Iran. È stato interessantissimo, abbiamo visto città che non conoscevo, visitato villaggi, accampamenti di nomadi. Gino non viene mai, né nel deserto, né in questi viaggi. Non vuol affrontare gli inevitabili inconvenienti ed i pochi comodi, ed è troppo nervoso.

Siamo stati insieme soltanto ad Isfahan, dove c’è un buon albergo. Ci siamo fermati per strada in qualche locanda. La bevanda nazionale è il thè che fanno fortissimo, ed allungano con acqua, zuccherandolo. Se non si vuol avere un bel mal di pancia, bisogna dire “per piacere, poco colore!” È abbastanza frequente vedere un vecchio, seduto in terra, sulla soglia, con un grosso pane di zucchero tenuto fermo con i piedi nudi, che con un piccolo martello, ed un altro arnese, ne stacca dei pezzetti. Igienico no?

Isfahan è una città meravigliosa. Ha un grande ponte con arcate, coperto.

Il bazar è completamente diverso da quello di Teheran. C’è tutta una parte dove lavorano l’argento. Scolpiscono scatole, piatti, con piccoli disegni di fiori, di uccelli, di frutta, in rilievo, senza schema, con un’abilità straordinaria.