Il cibo di casa

2° giorno di scuola

La mattina non vuole assolutamente andare a scuola, mi dice che, l’anno scorso, anche la sua compagna di banco, arrivata in Italia dalle Filippine, il secondo giorno non era andata a scuola. Le spiego però che meno va a scuola più si allungherà questa agonia, questo faticoso periodo di inserimento. E’ dura, ma deve pensare che passerà, è solo questione di tempo. Alla fine si convince e l’accompagniamo. Alle tre l’andiamo a prendere. Quando esce ci dice “non male”, ma poi non ha tanta voglia di parlare, ha fatto più amicizia con le due compagne che le fanno da tutor, ha scoperto che una delle due suona il violino come lei. Hanno pranzato insieme, anche oggi Alice aveva il pranzo portato da casa, “meno male” dice “perché la mensa è disgustosa”. Penso alle difficoltà che incontrano i bambini di altri paesi arrivando a mensa in Italia e come spesso non venga pienamente considerato il fatto che siano abituati ad altre abitudini culinarie. Così succede che si rispetti il non mangiare alcuni cibi per motivi religiosi, ma poi si pensi semplicemente che i bambini siano viziati se non vogliono mangiare altro tipo di cibo. Non sarebbe più semplice lasciare la libera scelta di portare il mangiare da casa? Ora per Alice trovare a pranzo, la pasta, l’insalata di riso, la mozzarella con i pomodori e il basilico è una vera consolazione e qualcosa di cui va anche orgogliosa, perché per lei questo è cibo sano, così come per molti bambini cinesi non è sano mangiare i latticini ecc… .