Ritardi
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Mestieri
insegnanteLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
Regno UnitoData di partenza
2009Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)![](https://www.idiariraccontano.org/wp-content/uploads/2019/02/021_Bertelli_Alice-nella-sua-stanza-1568x1043.jpg)
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Prosegue il percorso di integrazione di Alice nella scuola gallese, dove si è trasferita nel 2009 a seguito della famiglia. La madre Caterina, che in Italia è stata per molti anni un insegnante, racconta il suo percorso di ambientamento con osservazioni sulle difficoltà che devono affrontare i genitori di bambini stranieri che vanno a scuola, a tutte le latitudini.
Sesta settimana
27° giorno di scuola
Vado a svegliarla e appena entro in camera mi dice: “mamma è successa una cosa terribile, ho aperto gli occhi e ho visto il mio scaffale con i libri, il cassettone e ho pensato di essere a casa a Firenze, poi mi sono girata, ho visto la porta, la finestra e mi sono ricordata di essere qui. E’ stato tremendo e allora ho richiuso gli occhi e ho immaginato di essere invece a Firenze a casa di C. nella sua stanza, con tutte le sue foto dei cavalli, ma poi tu sei venuta a chiamarmi.” Faccio fatica anch’io qualche volta ad alzarmi, perché anch’io so che sono qui e che qui siamo tutti ancora nella fase di ricostruzione, nel ri-inventarci una vita ed una vita che deve darci qualcosa di più, almeno una nuova prospettiva sul futuro perché altrimenti chi affronterebbe una tale fatica.
Nona settimana
41° giorno di scuola
Nel fine settimana incontro due amiche: una mamma italiana e una mamma gallese e mi raccontano come si sono conosciute. I primi giorni di scuola l’insegnante della scuola elementare, esasperata dal fatto che la bambina italiana arrivava a scuola sempre molto in ritardo, ha chiesto alla mamma gallese di trovare il modo di spiegarle che la scuola, in Gran Bretagna, inizia alle nove e non si può arrivare a proprio piacimento (o all’italiana). La mamma gallese, un po’ perplessa da questa richiesta, si è fatta coraggio ed ha cercato di spiegarsi con la mamma italiana, pur sapendo che quest’ultima non parlava inglese, è riuscita comunque a farsi capire ed è emerso che l’altra, la mamma italiana, non solo si rendeva perfettamente conto dell’ora di ingresso a scuola, ma era più che consapevole che a scuola non si arriva quando ci pare, anzi in Italia la scuola iniziava anche prima e non era assolutamente ammissibile arrivare in ritardo; ma dietro a questi ritardi si nascondeva in realtà un piccolo dramma: tutte le mattine la bambina si rifiutava di andare a scuola, piangeva, gridava e la implorava di farla rimanere a casa, per cui la mamma impiegava un tempo infinito a convincerla, fino a che, sistematicamente, doveva più o meno trascinarla fino in classe. Spesso, nei miei incontri con le insegnanti, in Italia, emergeva la difficoltà di relazione con i genitori stranieri e, una delle cause di maggiore incomprensione, era legata ai ritardi degli alunni all’ingresso a scuola o ai ritardi dei genitori nell’andare a prendere i figli all’uscita dalla scuola elementare. I problemi però sono sempre stati risolti quando c’è stata la volontà di capirne il motivo e di andare al nocciolo della questione. Viceversa, altre volte, il problema rimaneva insoluto per lunghissimo tempo perché le insegnanti erano intrappolate in un pre-giudizio simile a quello della maestra britannica nei confronti della mamma italiana. Talvolta ci intestardiamo nel non voler “sospendere il nostro giudizio” per riuscire a vedere veramente quale sia la realtà e questo fa ritardare le soluzioni e ci fa cadere in atroci imbarazzi interculturali.
Il viaggio
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