“Good bye and good luck”

Arrivato a Dover, si doveva passare dall’ufficio imigrazione. Un pensiero sorse allora nella mia mente, che quello era il momento che destinava il mio futuro. Presentai i miei documenti che vennero esaminati da un’uficiale addetto, egli mi guardo e mi chiese: “Dove sei stato? Dovevi entrare tre mesi fa!”. Io risposi: “Ho avuto difficoltà a radunare i documenti per fare il passaporto”. Mi fece un soriso, mi timbro il permesso ed aggiunse che non aveva scadenza, non dovetti piu rinovarlo da allora. Mi disse poi: “Good bye and good luck”, e io prosegui il viaggio.

Arrivato alla stazione di Finmere (la stessa stazione dove cinque anni prima arrivai da Oldham per raggiungere il campo di prigionia di Shalstone). Telefonai a Mr. Tofield che subito venne a prendermi e mi porto a casa sua a Thatcham Ponds Farm, dove avevano fatto tappezzare una camera per me. Mi accettarono come un membro della loro famiglia. Si lamentarono del mio ritardo e dissero che temevano che non venissi piu.

Il giorno dopo cominciai il mio lavoro. Mungere trenta vacche circa, ed aiutare a lavorare 370 acres di terreno. La paga di lavoratore agricolo era in quel tempo di £4 e mezzo alla settimana, ma a me me ne dava £5 piu le ore straordinarie, ed io ne facevo risparmi li mandai a casa per sostenere la famiglia che avevo lasciato.