A bordo dell’”Andrea Gritti”

La nostra nave l’Andrea Gritti era lì al molo 24 in attesa di accogliere i passeggeri, c’era molta folla all’imbarco, quasi tutti emigranti come noi, carichi di pacchi, valige e anche bambini, noi tre mostrammo i passaporti e attraversammo il pontile che immetteva direttamente alla nave, quasi subito gli inservienti ci condussero nella stiva R. 2 assegnandoci le cuccette soprapposte n.505 e n.506, la mamma invece fu condotta in una cabina di seconda dove era alloggiata con altre donne. Alle ore 17 in punto la nave staccò il pontile, levò gli ormeggi e dato fiato alla sirena si mosse lentamente salutata a gran voce dalla folla a terra, uscimmo in mare aperto e noi tre affacciati alle transenne vedemmo allontanarsi il faro di Genova e con esso la nostra patria.

Il giorno dopo eravamo già in vista di Gibilterra e superato lo stretto avremmo incontrato l’oceano atlantico. Il trattamento a bordo era proprio Spartano, a parte le cuccette a castello, in una stiva di un centinaio di persone ammassate come ai tempi dell’ottocento, ma quello che ci meravigliò veramente era il trattamento dei pasti, distribuito alla militare sui ponti con dei gamelloni e noi a far la fila con delle specie di gavette in alluminio a prelevare la razione consistente in un piatto di pasta, uno di carne con contorno e una pagnottella di pane e un gavettino di vino. E pensare che avevamo pagato 115.000 lire a testa (ci compravi una fiat 500). La mamma invece in seconda classe aveva un trattamento migliore di noi, poiché includeva anche la frutta, l’unica lamentela era il rumore assordante del motore che in quelle cabine centrali si faceva sentire moltissimo, certo non era una nave da crociera, dato il fatto che la nave era una Liberty militare, acquistata dalla Sidarma e adattata al trasporto passeggeri esclusivamente Emigranti […].