Un lavoro massacrante

10-10-1935

Per disposizione del Comando di Raggruppamento ricevo ordine di partire, con 200 uomini e con due colleghi più giovani, per raggiungere la 7a compagnia Zappatori del Reggimento Genio, già impegnata in lavori di completamento della strada per Adua. In giornata siamo sul posto e ci affianchiamo ai genieri, dopo aver preso disposizioni da un Capitano al quale mi sono presentato appena arrivati.

13-10-35 Da tre giorni siamo lungo la strada… i miei uomini sbuffano; il lavoro è massacrante, i viveri non arrivano, l’acqua scarseggia… sono in molti a protestare, ed hanno ragione perché questo non è un lavoro di loro pertinenza, ma debbo anche richiamarli alla calma, cercando io stesso di apparire tranquillo e sperare che le mie richieste al Comando del Reggimento Genio, dal quale attualmente dipendiamo, siano prontamente soddisfatte. Purtroppo, siamo in guerra!!! Gli uomini, divisi in due turni di otto ore ciascuno, lavorano dalle 5 del mattino fino alle ore 21. Oggi è passato, per ispezione, un Colonnello del Genio; si è congratulato con noi per il lavoro svolto, ed io faccio anche a Lui presente la situazione, per me grave, dei mancati approvvigionamenti viveri e di assistenza per la truppa; ha promesso il Suo immediato interessamento… speriamo!! Sulla sera giunge ordine di oltrepassare la Compagnia del Genio, per iniziare più avanti i lavori di un nuovo tratto di strada; non so come fare a comunicare questo ai miei artiglieri. Li raduno, faccio loro delle raccomandazioni alla calma, esaltando la loro capacità ed attribuendo loro il merito se anche il nostro Gruppo potrà, più celermente, raggiungere fra i primi, Adua (nel Tigrai a nord-est di Gondar). Ci mettiamo in marcia; … questa notte, neppure riposare! Cammino in testa ai miei uomini, come me affannati, stanchi, delusi; raggiungiamo una piccola altura, mi fermo; faccio «alzare le tende» sotto le quali potremo riposare, anche se buttati a terra… sono la una dopo mezzanotte e siamo in piedi dalla mattina del giorno 13… ieri!! Io ho lasciato la mia «roba» di vestiario quasi tutta al vecchio accampamento, insieme al mio attendente; l’avrò forse domani, intanto debbo arrangiarmi, indossando il pastrano ed avvolgermi in una sola coperta a mia disposizione; sono sotto la tenda insieme ad un mio collega, non è in condizioni migliori delle mie. Fa freddo e mi alzo quando ancora è notte… la luna, grandissima nel cielo limpido, illumina il nostro improvvisato accampamento come in pieno giorno. Albeggia, quando ordino ai trombettiere di suonare la sveglia; gli uomini si alzano a fatica, un Sergente mi avverte che alcuni stanno male; vado a vederli sotto le loro tende, controllo la temperatura ad uno che mi sembra in condizioni peggiori degli altri, il termometro segna 39°2, gli somministro alcune pastiglie di chinino e… spero in Dio!! Sono fortemente preoccupato… dove trovare un Ufficiale medico e dei medicinali?? Anch’io non sto bene; ho ancora il polso destro fasciato per una brutta bruciatura procuratami a Massaua durante lo sbarco, ed in questi quindici giorni non ho fatto che poche medicazioni, prima di partire dal Gruppo.