Solitudine di una sposina

Sabotinia 16 ottobre 1952

Cecchino carissimo,

ero tutta intenta a completare un lavoro di cucito quando all’improvviso struggente sentii il desiderio di scriverti. Quello che vergherò su questo foglio non lo so neppure, forse la causa di questo mio improvviso desiderio è la solitudine completa in cui attualmente mi trovo.

Non sono che le 9.30 del mattino, eppure il silenzio è così profondo da sembrare una zona disabitata. Sono sola in casa, sola e tanto triste. Papà è in concessione e Adele attualmente si trova a Tripoli. Ti mando i certificati da te richiesti e accludo la foto da sposa. Ne  ho mandata una anche ai tuoi e attendo fra giorni la loro risposta. Ero tanto in pena, perché il giorno del (mio) matrimonio non mi giunse neppure un rigo d’auguri e non sapevo più cosa pensare.

La colpa di tutto questo fu dell’impiegata del telegrafo che nel telegramma non mise il nome del paese (Azizia). Ora tutto è stato chiarito e sebbene con un mese di ritardo mi è giunto il loro telegramma. […]

Da molto tempo ho comprato la stoffa per i materassi, ma non li ho ancora cuciti perché non so le misure. Se puoi, mandami in centimetri la lunghezza e larghezza del letto, così potrò cucirli prima di partire sperando che alla dogana non facciano obiezioni per tutta la roba nuova.

È umiliante per me doverti chiedere d’inviarmi dei soldi se non altro solo per i francobolli con cui spedire le mie lettere. Credimi, non ho un centesimo!!!

Se no, sai cosa faccio? Divorzio! Che faresti senza la tua mogliettina? Staai pur certo che a me darebbero l’assalto (i giovanotti) pur essendo divorziata.

Scherzo sai, mica te la pigli sul serio. Da quando ci siamo sposati non vado in nessun posto ad eccezione della Domenica quando vado a Messa. Ora che sposa Adele, e papà va per un mese in Italia, peggio ancora. Quando sarò in Australia ci penserà il mio maritino a farmi divertire. Vero?

Un giorno tua cugina Ida mi fece leggere alcune righe dove tu chiedevi quanto costava a Tripoli un appartamento. Se hai intenzioni di tornare, secondo me, faresti un grande sbaglio, perché da un anno in qua la situazione è peggiorata.

Resta se ti trovi bene e vedrai che pazientando ancora un pochino riusciremo a riunirci. Nell’attesa ci vorremo più bene.

Ti prego di scrivere nella busta anche il mio cognome, dato che il dottore Murabito si dimentica che ormai mi chiamo Signora Abrugiato, e non ritira la mia posta. Smetto inviandoti attraverso queste pagine tutto il mio amore, tutti i miei baci uniti a un forte abbraccio. Saluti da tutti. Tua aff/ma

Nella