Prima linea

Chu Lai,

lunedì 6 Gennaio 1969

Ore 21,40

Nella corsia nostra, divisi dal séparé, c’erano tanta gente, otto o nove, tutti “sparati” dai V.C. le lenzuola erano rosse, uno era a gambe aperte e col lenzuolo sollevato per non toccare le ferite, era tutto insanguinato, e poi s’è visto che aveva tutti gli intestini aperti.

C’era uno che l’hanno portato in fretta: gli avevano sparato alla testa. Gli hanno tagliato gli abiti addosso, e gli hanno preso di volata l’indirizzo di casa, finché è stato capace di parlare. Aveva la testa spaccata e il sangue gli usciva anche dalla bocca e dal naso. L’hanno medicato subito, ed è stato uno spettacolo pietoso, e pietoso è dire poco. […] Nella corsia c’è anche (finalmente se ne vede uno) un Viet Cong ferito a una spalla, che si lamentava in continuazione dicendo “Ciòiòi….. Ciòiòi…!!”. Le infermiere e il dottore ridevano, e lo prendevano un po’ in giro. Poi gli hanno messo una benda alla bocca e gli ci hanno disegnato sopra una bocca sorridente, e gli dicevano: “Smile!”.

Ciòioi. “Mio dio”. L’invocazione religiosa del guerrigliero comunista è l’emblema del cortocircuito in cui sono finite le Stars. E ora che anche i Vietcong hanno mostrato il loro volto segnato dalle sofferenze della guerra, non fanno più paura come prima.

Chu Lai,

giovedì 9 Gennaio 1969

Ore 21,55

Sono di nuovo all’ospedale. L’infermiera sta cambiando le lenzuola a Franca, che è a sedere qui accanto al mi’ letto. Io sono già in pigiama.

Oggi la camerata si è arricchita di nuovi feriti: c’è un Viet Cong nuovo nuovo, che non si lamenta però come il primo. Stamani era in una posa e tanto bianco che sembrava morto, e poi a secco, mentre dormiva, si metteva a tremare. Detto fra noi, quando nessuno ci vedeva si provava a sorridere al Viet Cong, ma lui stava serio.

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