Mestieri
governanteLivello di scolarizzazione
licenza elementarePaesi di emigrazione
EritreaData di partenza
1937Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Dopo tanti sacrifici, l’amore di Luigia e Silvio trova l’atteso coronamento: a Massaua, nel 1939, nasce Marilino.
Silvio aveva trovato un’abitazione, casa vera e propria, che però avremmo divisa con tre scapoli. Lui fu assunto ancora dalla Gazzella bianca, e io sarei ritornata al C.I.A.O. di Asmara non appena avrei lasciato l’ospedale. Non passò molte tempo, che eravamo di nuovo insieme un po’ mal conci, perché anche Silvio si era presa un po’ di malaria.. ma superammo bene tutto.. La casa dove eravamo andati ad abitare era stata affittata da tre camerieri che lavoravano alla Gazzella Bianca. In una camera c’era un certo Mantovani, era un lombardo, una brava persona, più anziano di tutti noi, e perciò gli altri si rivolgevano a lui per consigli o aiuti. Nella seconda camera, c’erano 2 meridionali che lavoravano anche loro con Silvio, due ragazzi bravi e lavoratori, che erano venuti in africa come militari, e si erano poi, trovato un lavoro. Così nell’ultima camera ci siamo stabiliti noi… Essendo l’unica donna ero l’unica ad aver il dominio della cucina…. arredata molto rusticamente, ma per me era già un sogno avere un lavandino coll’acqua e un piano in cemento dove posare il fornello per cucinare. Silvio m’aveva rimediato un armadio… così eravamo a posto coll’arredamento… il letto e il tavolo l’avevamo portato da Ghinda per il trasloco Silvio aveva noleggiata una motofurgoncino avevamo così poco…. Cominciavamo a riprenderci. Silvio aveva comperato una bicicletta, la mattina mi caricava in canna e mi accompagnava al lavoro (avevo trovato un posto al C.I.A.O. come stiratrice) poi lui proseguiva e andava anche lui a lavorare. Il pomeriggio Silvio andava a fare un riposino, e poi riprendeva io lavoravo fino alle 7, andavo a casa e facevo il possibile per tenere la casa bella e ospitale, il più pulito possibile… Silvio era molto bravo nel suo mestiere ed era ben voluto dal principale e dai clienti, prendeva tante mance, e ogni sera mi dava 100 lire, (penso che sia come 10 mila lire ora) e mi diceva di metterle via perché lui voleva realizzare un sogno! Voleva un ristorante tutto suo. Così fra lavoro e casa il tempo passava e noi cominciavamo a contare i giorni che mancavano alla nascita del nostro bambino tanto desiderato. La mia mamma mi aveva spedito un grosso pacco con tanti indumenti per neonati, alcuni golfini e un paio di scarpine ai ferri fatti così bene, che io copiai, e da allora ne faccio ancora per i neonati, dei miei cari. Ero quasi all’ottavo mese, quando mi sentii male, e minacciai di perdere il bambino, rimasi a letto, un po’ di giorni, e mi licenziai dal lavoro, perché il dottore me lo impose, poiché era troppo gravoso nelle mie condizioni.. rimasi a casa e terminai il corredino. Con che tenerezza preparavo quelle piccole camice scarpine ecc… Quando Silvio tornava la sera mi sentivo la donna più felice del mondo. Lui mi accompagnava fuori a fare due passi, non voleva che uscissi sola per paura che cadessi e mi facessi male, le strade erano solo in terra battuta e c’era pericolo che inciampassi in qualche sasso! Io poi sono sempre stata facile alle cadute! In quel periodo una sorella di Silvio Angioletta, si sposò per procura e doveva raggiungere il marito ad Adis Abeba. Arrivò ad Asmara in aereo e noi l’andammo a prendere all’aeroporto, l’ospitammo per pochi giorni finché ripartì per raggiungere il marito che aveva un piccolo negozio di alimentari…. Io dormivo poco, per il mio stato… e una notte mentre ero sveglia, sentii distintamente aprirsi la porta d’ingresso, che dava sul corridoio, in un primo tempo pensai che fosse uno dei coinquilini ma poi non vedendo luci ne altro, intuii che fosse entrato qualche ladro…. Cominciavano proprio in quel tempo qualche furterello… Dopo aver ascoltato bene, e col cuore che mi batteva… cominciai a chiamare Silvio, piano piano, per non farmi sentire oltre la porta… “Silvio svegliati, ci sono i ladri!!..” lo scuotevo ma il suo sonno era di piombo! Dopo 3 o 4 volte che lo chiamavo mi rispose “meglio, si faranno un’idea di quello che c’è”. I ladri, perché c’erano proprio sentirono la sua voce, e fuggendo, fecero sbattere la porta d’ingresso, al che Silvio si svegliò e chiamò gli altri, i ladruncoli avevano fatto un magro bottino, ma si erano portati via i pantaloni neri dei due meridionali, i quali li avevano messi ben piegati sulla spalliera di una sedia, i ladri, per lavorare tranquilli, si capisce che avevano preso la sedia e l’avevano portata in corridoio, ma quando hanno sentito la voce di Silvio erano fuggiti portandosi i pantaloni. Quei poveretti erano disperati perché erano gli unici che avevano per lavorare… così se ne dovettero comperare altri.. La finestra della cucina dava su uno spiazzo dove in diverse povere baracche abitavano le famiglie di emigrati meridionali povera gente con un mucchio di bambini… i mariti quasi tutti manovali, tornavano la sera, ed era bello vedere come tutti si stringevano intorno a loro, che raccontavano le vicende della giornata di lavoro… e quando arrivava una lettera dalla patria lontana la leggevano ad alta voce cosicché tutti potevano sentire le notizie buone o tristi che chi scriveva comunicava a loro… Fra queste famiglie ve ne erano 2 che abitavano in due baracche vicine fra loro… Entrambe avevano 4 o 5 bambini tutti piccoli i più grandicelli avranno avuto 7 o 8 anni. Ognuna delle due famiglie aveva una capra, che manteneva il latte alla famiglia… un giorno una capra figliò e il piccolo trovava poco latte nelle mammelle della madre, perché veniva munta dal capo famiglia la mattina presto.. allora il povero caprettino si rivolgeva alla capra del vicino sperando di saziarsi… per questo fatto le padrone delle capre facevano liti a non finire… Una mattina svegliatami presto, guardando dalla finestra, mi si presentò una scenetta umoristica degna di un pittore… nel bel mezzo del prato pascolava la capra (quella senza prole) esibendo un bel paio di mutandone, quelle che portavano le nostre nonne, che arrivavano sotto le ginocchia, e legate in vita da una lunga fettuccia.. L’ingegnosa padrona della capra, era tutta trionfante perché così il latte era ancora tutto per loro… Mungevano quella povera capra al mattino presto, in una grossa scatola vuota di pomodori, che fungeva da scodella coll’aggiunta di un po’ di caffè. Il padre come capo di casa s’intingeva il suo pane e beveva un sorso, poi lo passava alla moglie che lo imitava e poi lo passava al maggiore dei figli, così via fino all’ultimo, che seduto a terra, finiva ciò che gli era rimasto, aiutato dal gattino suo inseparabile compagno di colazione… Erano scene che veramente stringeva il cuore. Silvio qualche volta mi portava dei dolci che magari rimanevano da qualche pranzo e ricevimento.. e allora io ne davo un po’ a quei piccoli che non avevano proprio niente e dovevano vivere così miseramente senza nessuna colpa se non quella di essere venuta al mondo.
Venne fmalmente la notte del 18 aprile 1939. Cominciai ad accusare le prime doglie, avrei voluto andare subito in ospedale, non volevo correre rischi, e far succedere qualc’osa di male… desideravo che il bambino nascesse con tutte le assistenze che si hanno in ospedale… Silvio era sempre pieno di sonno e mi diceva di aspettare… vedrai che ci vuole ancora tanto… io dicevo di avere i dolori forti, lui diceva che non lo erano, che lui sapeva… tutto perché non voleva interrompere il suo sonno! Finalmente si alzò e andò a cercare un tacsì e mi portò alla maternità. Aveva ragione Silvio, Mario nacque la sera verso le 6.. Io ero sfinita ma quando vidi il mio bambino e lo ebbi vicino, fui così felice che dimenticai tutto.. Marilino era bello paffuto biondissimo bianco e rosa come un bamboccio di porcellana proprio come l’avevamo sognato e desiderato.. Silvio mi era vicino lo prese fra le braccia con tanta delicatezza e mi guardò con tanto amore, commosso e felice… “Gigina” mi disse.. sei stata brava, ti ringrazio”. Spero di essere un buon papà e fare un uomo di questo cosino… credi che ne sarò capace?.. “Basta volerlo, ci riuscirai, vedrai” risposi. Eravamo tanto felici e orgogliosi sembrava che solo noi sapessimo fare ciò che era sempre stato fatto dal principio del mondo ma quel figlio l’avevamo fatto noi! e per noi era tutto!!!
Il viaggio
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