Mestieri
governanteLivello di scolarizzazione
licenza elementarePaesi di emigrazione
EritreaData di partenza
1937Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Poco tempo dopo il loro incontro e il loro innamoramento, Luigia e Silvio devono separarsi. Un’occasione di lavoro, in un’Italia dove di lavoro ce n’è poco, porta il giovane ad emigrare in Eritrea per un buon posto da cameriere. L’arrivo a Massaua coincide però con una catastrofe: il piroscafo Cesare Battisti viene affondato in rada, forse per un sabotaggio inglese. Silvio è appena sceso dalla nave quando un enorme boato lo scaraventa a terra, fortunatamente illeso.
Io presi la notizia con poco entusiasmo, ma a lui sorrideva l’idea della nuova vita che l’aspettava e in oltre il guadagno triplicato e anche più che ci avrebbe dato la possibilità di sposarci! E stare sempre insieme. Era quello che noi desideravamo sopra ogni cosa…. solo quel pensiero ci dava la forza di separarci… Il periodo che precedette la partenza fu come un incubo per entrambi… per quanto l’idea di un guadagno migliore ci sorridesse… non potevamo sopportare l’idea di stare anni senza vederci… ci saremmo scritto, certo, ma chi e cosa poteva ripagarci del piacere di passare qualche ora insieme… passeggiare colla sua mano nella mia, guardarci negli occhi senza parlare… fare risate pazze anche senza un motivo preciso. Arrivò purtroppo il 13 dicembre del 1935… alle 6.30 del mattino partì per Napoli, con quei 5 ragazzi…. aveva in tasca il suo bravo biglietto di viaggio sul piroscafo Cesare Battisti, in oltre l’ingaggio come 1° cameriere. Era entusiasta per quello che l’aspettava… ma gli fu molto duro separarsi da me… fu davvero doloroso il nostro distacco… ci amavamo troppo, e anche la speranza che presto ci saremmo sposati, non bastava… dopo un ennesimo appassionato abbraccio, salì sul treno che ci separava…. rimasi così sul marciapiede della stazione, colla mano sollevata per salutarlo ancora e gli occhi velati dalle lacrime vedevano lui che si sporgeva dal finestrino… sempre più lontano, sempre più piccolo… Ora avrei dovuto solo aspettare che arrivassero le sue lettere, per poter attingere la forza di continuare a vivere… perché mi sentivo finita. La sera stessa, giunti a Napoli si imbarcarono sul “Cesare Battisti” una nave che trasportava le famose centurie lavoratori, truppe che dovevano fare ponti e strade nelle località appena conquistate dai militari…
Il 23 dicembre, giunsero nel porto di Massaua. Le formalità di sbarco sono sempre lunghe. Silvio e i suoi compagni e altre 4 o 5 persone, erano i soli civili e chiesero al comandante di sbarcare, avrebbero ritirato i documenti al comando del porto. Erano appena scesi, colle loro valigie, (unico bagaglio) che un boato fortissimo li fece spaventare e si trovarono gettati a terra dallo spostamento d’aria…. Si girarono verso il piroscafo da dove era venuto quel gran colpo… Tutto l’impianto elettrico era saltato, era tutto buio, grida di aiuto e di dolore venivano da ogni parte, nessuno sapeva cosa fosse stato… il primo pensiero di Silvio fu di avvertire in Italia, sua madre e me, di star tranquilli che a lui non era capitato niente… raggiunse la posta e poté fare un solo telegramma “arrivato bene Silvio” che all’ufficio postale arrivò subito l’ordine di sospendere tutte le comunicazioni per l’Italia. Era la vigiglia di Natale del 1936 e le autorità volevano tenere nascosto l’accaduto per non mettere in allarme tutti i parenti dei viaggiatori.. e dei militari, proprio durante le feste di Natale. Di conseguenza la radio italiana non diede la notizia, non così però le radio straniere, dalle quali si seppe anche da noi… e io passai il più brutto natale della mia vita…. Si seppe che il Cesare Battisti che trasportava truppe e pochi civili diretti in Africa orientale, arrivato in porto a Massaua, per cause ignote, saltarono le caldaie, circa 200 i morti, molti dei quali presi dal panico si gettarono in acqua, ma i pescecani erano già in attesa… molti i feriti, alcuni molto gravi, il personale di macchina era tutto deceduto per lo scoppio…. Si seppe (in un secondo tempo) che nella stiva c’erano diverse casse di Talleri d’argento (moneta usata in quei paesi) ma che di queste casse non si trovò traccia… Era stato un sabotaggio per nascondere le mancanze delle casse? Io personalmente non so come finì, so soltanto che il 27 aprile del 1938, quando arrivai a Massaua il Cesare Battisti era ancora lì colla prua e la poppa sott’acqua e la pancia, che emergeva squarciata, come un grande pesce arpionato. Qualche giorno dopo Natale, ebbi da mia cognata Lidija una lettera colla quale mi assicurava di aver ricevuto un telegramma che Silvio stava bene, ma come potevo credere ciecamente? Ero oppressa dal terrore che lui fosse ferito, lontano da tutti, ma specialmente da me…. Dopo una decina di giorni tornando dal lavoro, una sera trovai finalmente una lunga lettera di Silvio, mi assicurava di stare bene, che aveva già iniziato il lavoro.. ma la lettera era quasi tutta una documentazione della disgrazia, alla quale lui era miracolosamente scampato… Mi diceva anche che io ero il suo angelo buono.. e certamente erano state le mie preghiere a far sì che a lui non accadesse niente, in mezzo a tutto quel macello! Mi raccontò pure che un incaricato del principale del ristorante era andato a incontrarli al porto, ma che il poveretto visto quello che era successo, e non potendoli rintracciare, se ne era tornato all’Asmara in preda ad un grande spavento… Silvio e gli altri si trovarono così persi e disorientati, fortunatamente trovarono un taxi che li portò a destinazione meno male che il principale pagò lui la “corsa” perché 130 chilometri, era una somma enorme per loro… ma il sig. Patrignani (così si chiamava il padrone del ristorante) fu tanto contento di vederli che quasi piangeva, e pagò senza battere ciglio. Poi dopo averli rifocillati, li mandò a riposare e il giorno dopo erano già al lavoro!.. La Gazzella Bianca era il migliore ristorante dell’Eritrea; Asmara era una città già abbastanza moderna per quei tempi e quei posti. Vivevano diversi italiani colle famiglie quasi tutte “miste” cioè uomini bianchi che erano andati laggiù come militari della guerra e avevano sposato donne di colore – queste famiglie venivano chiamate dei “vecchi coloniali” avevano belle case e si erano fatti quasi tutti una certa fortuna, ottenendo dal governo concessioni di terreno, e sviluppando così delle aziende agricole, dove sfruttavano la mano d’opera locale che essendo molto povera lavorava per poche monete al giorno…. I prodotti: banane, mangus, papaie e frutti esotici verdure e pollami… che venivano poi venduti sui mercati locali, ma a comperare erano quasi esclusivamente gli italiani, o qualche facoltoso commerciante arabo o indiano, ma pochi eritrei erano consumatori di quei generi.
Il viaggio
Mestieri
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1937Periodo storico
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