La grande barriera corallina

IN NAVIGAZIONE NELL’OCEANO PACIFICO – 2/7 OTTOBRE 1952

Navighiamo lungo una costa incantevole, frastagliata e circondata da isolette, barene e rilievi del fondo marino dai colori cangianti, dove tutto è sinfonia di vita, gioia dello spirito e fiabesca visione che incanta e non si cancella.

Poco dopo mezzanotte la nave si è fermata pochi minuti a Capo York per sbarcare il pilota, che ci  ha guidato attraverso la “grande barriera corallina” sulla sponda australiana che si affaccia al Pacifico.

Ora – sono le dieci del mattino – navighiamo di nuovo in mare aperto. Al di là dell’orizzonte, mentre la nave fa rotta per ponente, abbiamo a destra la Nuova Guinea ed a sinistra la costa settentrionale dell’Australia, senza vederle naturalmente. Da diversi giorni a bordo si parla dell’esperimento atomico inglese nell’isola di Montebello, al largo delle coste nord-occidentali dell’Australia. La nave transitò a qualche centinaia di miglia dall’esplosione.[…]

Nei giorni scorsi ho finito di leggere la “Malesia misteriosa”, le cui terre ci accingiamo ora a costeggiare: Timor, le isole della Sonda (Flores, Sumbawa, Lomboc, Bali, Giava, Sumatra) e la penisola di Malacca.

Ho terminato di stendere la relazione del viaggio all’Ispettorato Generale delle Capitanerie di Porto, soffermandomi fra l’altro sui problemi della nostra emigrazione in Australia (che in questo dopoguerra si è aggiunta a quella tradizionale verso le Americhe).

Trascorro le ore libere sul ponte di comando per seguire le vicende della lunga navigazione e non mi lascio perdere il godimento dei lunghi tramonti sul mare. […]

All’alba del giorno 7 la nave approda a Giacarta (già Batavia), capitale di Giava, per imbarcare un folto gruppo di emigranti olandesi che rimpatriano a seguito della dichiarazione d’indipendenza dell’isola. Dopo una breve sosta riprenderemo il mare in direzione di Singapore, nella penisola malacca.