Il Duca d’Aosta e Italo Balbo

I clienti del ristorante erano in prevalenza camionisti che viaggiavano da Massaua ad Asmara, facendo tappa qui per il pranzo o la cena. Il Dongollo era il primo posto relativamente fresco per chi giungeva da Massaua, attraverso l’infuocata piana di Saberguma. Quando entravano nel vasto parcheggio, gli autisti uscivano dalla cabina dei loro autocarri surriscaldati dalla salita, e prima di entrare nel locale si rinfrescavano ai rubinetti installati appositamente per loro sotto i sicomori del piazzale. Dopo il refrigerio dell’acqua fresca, il ristoro di un abbondante piatto di tagliatelle e un bicchiere di buon Sangiovese o Chianti li faceva ripartire più temprati alla volta di Asmara. Ma c’era anche una clientela di automobilisti, commercianti, professionisti, che si fermavano volentieri a gustare la buona cucina. Soprattutto il sabato e la domenica venivano famiglie intere, attratte dal clima temperato e dalla certezza di passare una giornata tranquilla, mangiando bene e respirando aria buona. Erano nate così conoscenze che poi si trasformarono in vere amicizie, destinate a durare nel tempo e a continuare superando gli ostacoli della guerra e della occupazione alleata. Fra i clienti del locale ci furono varie personalità dell’epoca che non disdegnavano di fermarsi al Dongollo: fra tutti, il Duca Amedeo d’Aosta, Vicerè d’Etiopia, che aveva conosciuto mia nonna durante il viaggio in Piroscafo, e da lei caldamente invitato si fermò a bere con tutto il suo seguito; il Maresciallo Italo Balbo, del quale conserviamo una fotografia scattata davanti al Ristorante; il Governatore dell’Eritrea che era ospite abituale ogni volta che percorreva la camionale e che lusingava la vanità di mio padre dicendogli che la sua Cucina era nettamente superiore a quella del Palazzo del Governo.