La sensazione dell’esilio

Il 9 maggio arrivammo a Torino dopo altre 46 ore di viaggio, sembrava che fossimo arrivati in capo al mondo per la lunga durata del tempo che il treno occupò, poiché nel dopoguerra le linee ferroviarie sia in Italia che in altri Paesi d’Europa erano tutte quasi da ripristinare. I ragazzi di Taranto furono sistemati all’Hotel Patria di via Cernaia, dove attualmente trovasi l’Hotel Diplomatic. Al mattino seguente andammo all’ospedale San Giovanni di via Giolitti, dove una Commissione Medica Francese ci visitò daccapo per darci il benestare.

L’11 maggio passammo la frontiera di Bardonecchia con lunga sosta a Modane senza poter scendere dal treno, con solo una parte di Tarantini, gl’altri furono a nostra insaputa dirottati verso altre località. Durante la lunga sosta che facemmo e guardando tutt’attorno circondati dalle Alpi, era la prima volta che vedevo montagne così alte e ancora innevate a circa metà maggio, in cuor mio questo scenario mi dava la sensazione di essere un’esiliato.

Dopo tanto tempo d’attesa, la polizia di frontiera Francese dette l’autorizzazione di proseguire come se dovessimo andare nel paradiso terrestre e che in seguito dopo oltre un’ora di treno arrivammo a Montmeliau.

Dalla stazione ferroviaria proseguimmo a piedi un po’ raggruppati fino al centro di raccolta della manod’opera che era in periferia. Ci sistemarono nelle baracche già esistenti, erano stanzoni in comune senza alcun divisorio, ci prelevarono una grossa fiala di sangue a ciascuno per inviarle nei loro ospedali. […] Al campo eravamo diverse centinaia d’Italiani delle province le più povere, ci assegnarono un lieve indennizzo di attesa al giorno per poi essere avviati al lavoro; erano i primi franchi che vedevo dopo tanto tempo!