Via dalla guerra, via dall’Italia

Ormai tutto era fermo, e noi in uno stato d’animo deplorevole anche se non volevamo dimostrarlo. Un giorno di mattino presto, arriva da Genova un amico che aveva fatto il viaggio con noi, per parlare con mio marito. Tanto disse e tanto fece che lo convinse a ripartire per il Perù. Era l’ultima nave sarebbe partita, quindi l’ultima occasione che avevamo. Lui si sarebbe interessato di tutto perché il famoso “Orazio” partiva quasi al completo. Parlammo anche con li nostri i quali poveretti con le lagrime agli occhi ci dissero: Se potete partite… qui le cose non si sa’ come andranno e voi avete la possibilita di salvarvi. Finita la guerra si vedrà. La nave fatale partiva il 20 gennaio e mancavano pochi giorni, solo gli indispensabili per preparare i bauli e vuotare l’appartamento. A Genova vennero tutti a salutarci, e, con grande sorpresa venne pure una cara amica che non avrei mai pensato potesse venire. Si stava tutti parlando con le raccomandazioni e i consigli dell’ultimo momento, quando vedo al lato nostro una signora che abbracciata a suo marito piangeva dirottamente. Mi fece pena e mi avvicinai per dire una parola e vedere se potevo essere utile. La signora continuava a piangere e allora il marito mi spiego che avevano due giorni prima scampato il pericolo di morire perché venivano in una nave dai paesi nordici che si era scontrata con una mina che aveva diviso in due la nave e che fu un vero miracolo potersi salvare. Perciò aveva una grande paura imbarcarsi di nuovo timorosa che potesse passare la stesa cosa. Io la consolai dicendo che le cose non succedono due volte e stavolta avrebbe fatto un buon viaggio ecc.ecc. Chi avrebbe pensato che a poche ore si poteva ripetere?