Mestieri
bracciante, meccanico, motorista, fuochista, minatore, gestore di barLivello di scolarizzazione
licenza elementarePaesi di emigrazione
Stati Uniti d'AmericaData di partenza
1925Data di ritorno
1946Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Dopo ben sette anni dal suo arrivo negli Stati Uniti Pietro Riccobaldi è tuttora clandestino. La situazione non è più sostenibile, e con la moglie prende informazioni per risolvere la questione.
In quegli anni una legge stabiliva che una cittadina americana sposata con uno straniero aveva il diritto di chiamare il marito negli Stati Uniti e viceversa.
– Tu devi uscire dal territorio degli Stati Uniti – mi diceva Cusumano [l’avvocato che lo segue, Ndr] – tua moglie, in forza di legge, potrà chiamarti e tu rientrerai come straniero regolare, non più indesiderabile. Potresti andare a Cuba o alle Bermude o anche in Italia.
Non era una operazione facile sotto nessun punto di vista, quello economico compreso, ma non c’era altra scelta. Tornare in Italia non era possibile, mi avrebbero arrestato e la Elba avrebbe avuto voglia di chiamarmi!… Cuba non era consigliabile: troppi disordini. Non rimanevano che le Bermude, territorio britannico. Ero molto preoccupato per questa nuova avventura in altra terra, anche lì straniero, senza lavoro, senza affetti: non mi bastava l’animo. Con la Elba discutemmo e decidemmo che sarei partito subito. Sapevo che alle Bermude avrei trovato altri italiani nelle mie stesse condizioni ed avevo indicazioni ed indirizzi cui appoggiarmi. Ad Hamilton, che di Bermuda è capitale, incontrai una dozzina di italiani tutti guidati e protetti dall’avvocato Cusumano. Qualcuno era lì da qualche settimana, altri già avevano superato il mese, ma erano abbastanza tranquilli perché le chiamate delle mogli arrivavano veramente e non passava settimana senza che qualcuno partisse per New York. Il mio ottimismo salì alle stelle e il mio cuore si riempì di felicità. […]
Ufficialmente ero turista; passavo le mie giornate al mare o nei parchi. […] La vita era molto cara, tutto costava, anche l’acqua: ci volevano troppi dollari per vivere. Proposi al gruppo di cercare una occupazione, magari come lavapiatti negli alberghi, ma eravamo turisti e non potevamo lavorare. […]
Feci il turista a Bermuda per un paio di mesi e finalmente arrivò la richiesta di mia moglie; era tutto in regola.
Mi presentai al Console americano.
– Buon giorno, signor Console.
– Sicché tu sei stato per sette anni sul territorio degli Stati Uniti illegalmente… non fiatavo e lo guardavo.
– È vero o non è vero? Rispondi!
– Sì, è vero – dovetti ammettere.
– Se ti avesse preso Mussolini, ti avrebbe dato quello che meritavi: la galera…. Purtroppo la legge è in tuo favore, devo lasciarti andare, ma se dipendesse da me ti tratterei come ti avrebbe trattato Mussolini: ti sbatterei in galera! […]
Non sorrideva, ma firmò il documento che mi permetteva l’ingresso negli Stati Uniti. Quelli furono i giorni più felici della mia vita. non potevo credere che fosse vero finché non abbracciai la mia Elba che era venuta ad aspettarmi a New York.
Non ero più “indesiderabile”: soltanto straniero.
Il viaggio
Mestieri
bracciante, meccanico, motorista, fuochista, minatore, gestore di barLivello di scolarizzazione
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