Pedologo in Kazakistan

Erano necessari tre giorni di treno per raggiungere la località di studio-lavoro (la città di Kustanaj, situata nella parte occidentale della repubblica del Kasakstan – ex-URSS), ove avrei svolto la così detta pratica di produzione, come veniva definita all’Università di Stato di Mosca (MGU), quella attività lavorativa, che abbinava la teoria, studiata ed imparata durante l’inverno, con la pratica sul campo, pratica, che non era solamente didattica, ma prevalentemente lavorativa, con consistenti risvolti di utilità produttiva per le istanze, presso le quali veniva condotta. Era la notte del secondo giorno, che io come la precedente passavo leggendo con la luce della mia cuccetta accesa, visto che ero stato costretto a dormicchiare durante il giorno ed a vegliare la notte, a causa delle cimici che infestavano la carrozza letto, fastidiose cimici, che potevano essere tenute lontane solo dalla luce della mia lampadina. Guardavo il mio collega di studi, che dormiva pacifico nella cuccetta sottostante, malgrado le cimici passeggiassero in lungo ed in largo sulla sua faccia. Tran Xuan Ngai, vietnamita puro sangue, era assolutamente immune dalle punture delle cimici, o per lo meno le punture che gli venivano inflitte erano “digerite” con assoluta indifferenza dalla sua cute olivastra, mentre io ero tormentato da grosse bozze nei punti di puntura. Ancora non lo sapevo, essendo, quello del treno, il primo incontro con quegli scomodi insetti, ma tutto il periodo che avrei trascorso nelle terre vergini del Kasakstan, tra me e loro sarebbe stata una lotta continua e quasi sempre, per me, perdente. Correva allora l’8 luglio 1959, io ed il mio collega vietnamita, studenti del terzo corso della facoltà di Agrobiologia, nella cattedra di Pedologia, eravamo partiti il giorno prima per dare manforte alle squadre di pedologi dell’Università di Mosca, che stavano tracciando le carte del terreno di quella vasta zona del Kasakstan, che prima della sua recente messa a coltura, aveva visto solamente il pascolamento di immense mandrie bovine. Queste terre facevano parte del grande progetto ideato da Krusciov, per mettere fine alla dipendenza del suo popolo dalle importazioni di grano americano e canadese. Nel marzo del 1956 sbarcai a Mosca ed iniziai subito il corso propedeutico, che prevedeva cinque ore di lezione di lingua russa per ogni santo giorno, al fine di acquisire una infarinatura linguistica, che consentisse di entrare in Facoltà nel mese di settembre. Ed ora, dopo poco più di tre anni, mi trovavo su uno di quei famosi treni russi a lunga percorrenza, in procinto di affrontare compiti importanti, che dubitavo fortemente essere in grado di svolgere, visto che gli stessi prevedevano conoscenze profonde e specifiche, che io avevo vagamente imparato sui libri, e che l’attività si sarebbe svolta in condizioni pionieristiche assai difficili, in un Paese, ove per mettere a coltura le spopolatissime terre vergini, erano approdati uomini di tutte le razze e le risme, compresi carcerati che avevano avuto grossi sconti di pena, accettando di partire “volontari” per lavorare in quelle desolate terre asiatiche.