“Partire in quarta”

Mestieri
perito agrarioLivello di scolarizzazione
diploma di scuola media superiorePaesi di emigrazione
MozambicoData di partenza
1978Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)Roberto Piersanti racconta come si sono venuti a creare i presupposti per il suo trasferimento in Mozambico, avvenuto alla fine degli anni Settanta.
Nel 1977, a ventisette anni, mi ritenevo sufficientemente soddisfatto della mia vita, avevo un discreto lavoro, ben remunerato, ottime prospettive per il futuro ed in famiglia andava tutto bene. Ma sono, senza dubbio uno “spirito inquieto”, forse perché nato sotto il segno dell’Acquario, e quindi da sempre “torturato” da una continua voglia di cambiare.
Ma alla fine degli anni sessanta il mondo esplose e fu così anche per me. Proclami, idee ambiziose, assemblee tumultuose e scioperi sconvolsero la vita di noi studenti ed io mi ritrovai, senza sapere bene perché, molto “impegnato” e con il megafono in mano. Mi piaceva e mi entusiasmava parlare di riforme, cambiamento, tante altre, belle parole che non si erano mai sentite, era entusiasmante vivere questa sensazione di potere, parlare con i professori alla pari, nella credulità od illusione di poter cambiare le cose. Quel periodo mi coinvolse, mi fece credere nel potere dei giovani, forse ingenuamente visto col senno del poi, ma altresì mi fece interessare, aprire gli occhi su di una realtà sociale che non conoscevo, di cui non mi ero mai curato. Mi accorsi che non esisteva solo il mio piccolo mondo ma che facevo parte di un contesto molto più grande e complesso fatto di grandi problemi e situazioni irrisolte da sempre, il lavoro con i suoi conflitti, l’immigrazione, la casa, la salute. Una grande vetrina fatta di differenze ed ingiustizie. Di tutto questo io facevo parte e contro di questo dovevo battermi. Nel 1972 cominciai a lavorare, presi la tessera del sindacato e nel 1975 m’iscrissi al Partito Comunista. Ero convinto che la militanza e l’impegno fossero l’unica strada, perlomeno quella più giusta, per fare qualche cosa di positivo. Probabilmente fu solo per caso, ma anche grazie a quella scelta che, come tanti della mia generazione, non diventai un brigatista rosso o nero. Come molti miei coetanei ero pieno di rabbia condividendo, in certi momenti, le motivazioni di quelli che vedevano nella lotta armata l’unico strumento per cambiare le cose. Cominciai la mia attività politica passando le domeniche mattina a vendere, casa per casa, “l’Unità”, volantinando per le strade, lavorando per la realizzazione della festa del partito e via dicendo. Anche se per poco ancora il P.C.I. non aveva aperto ai cattolici ed agli intellettuali. Credevo nell’uomo e nella sua capacità di volere e poter cambiare le cose, nella possibilità di una maggiore giustizia sociale, obiettivi reali e concreti. Nel 1974 mi sposai con una mia compagna di scuola, Paola, nel settembre del 1976 è nato il nostro primo figlio, Tommaso. Una famiglia “normale”, con tanto di macchina e casa, la possibilità economica di andarsene in ferie d’estate e di passare qualche giorno sulla neve a Natale. Avevo i miei tanti libri, dei cari amici, vivevo in un quieto ed artificiale equilibrio, ma forse era una semplice situazione dí stallo. Nonostante questo la voglia di evadere mi aveva sempre accompagnato in questi anni, a tratti sopita ma sempre presente. Spesso ricordavo ai miei amici che un giorno sarei partito, sarei andato in Africa, ma l’avevo detto così tante volte che oramai non ci credeva più nessuno. Un giorno qualch’uno mi disse, non ricordo chi fosse, che la Lega delle Cooperative cercava dei tecnici da inviare in Mozambico. Era il Giugno del 1977, e la cosa mi fece “partire in quarta”. Scrissi immediatamente per avere delle informazioni più precise. In cuor mio pensavo di avere ben poche possibilità di essere selezionato, la mia esperienza professionale era praticamente inesistente. Invece, come succede nei films, anche i desideri impossibili possono realizzarsi ed io venni scelto. Un certo tipo di garanzia politica valeva molto di più delle capacità e delle conoscenze tecniche. La risposta, arrivata alla fine di Ottobre, fissava anche la data di partenza il 31/12/1977. I mozambicani, indipendenti da poco più di un anno e mezzo, premevano per avere i tecnici, “i cooperanti”, il più urgentemente possibile. Accettai subito, dopo una frettolosa e superficiale analisi dei pro e dei contro, sapendo bene che questi ultimi erano più dei primi. Anche se lasciavo un ottimo posto ed in Mozambico avrei guadagnato addirittura di meno, non avevo remore. Li avrei vissuto la straordinaria esperienza di un paese che si stava costruendo dopo cinque secoli di dominazione coloniale.
Il viaggio

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