L’epifania del 1946

Il pomeriggio dell’Epifania ebbe luogo il tanto atteso incontro di calcio fra la nostra squadra e quella di Ras Tanura. Un discreto gruppo di appassionati a questo sport si era installato ai bordi del campo e i commenti pro o contro questa o quella compagine si intrecciavano vivacemente fra i nostri supporters e quelli di Ras Tanura. La nostra squadra era in maglia gialla (ex rugby), con i numeri sul dorso che nulla avevano a che vedere con quelli usuali di una formazione di calcio, pantaloncini dai colori assortiti e scarpe da ginnastica. La partita fu interessante ed ebbe a volte spunti di abbastanza valore tecnico; fu anche apprezzato il lavoro dell’arbitro, che resse con sicurezza le sorti dell’incontro. Un po’ delusi, ma senza acredine, per il risultato di 2 a 1 a nostro sfavore, ci accingemmo dopo cena ad assistere ad alcune esibizioni di pugili nostri e degli ospiti di Ras Tanura, a completamento degli incontri che ebbero luogo in quest’ultima località.

Il locale della mensa era stato attrezzato a sala riunione pugilistica con un palco di tavole, approntato dai nostri carpentieri, in funzione di ring per i vari combattimenti programmati per la serata, con le regolamentari corde fissate ai quattro lati. Panche e sedie erano allineate vicino ai quattro lati del palco e le prime file di queste erano già occupate dai più scalmanati, in barba ad ogni cortesia verso gli ospiti e verso i vari capi e capetti (fra cui il sottoscritto) facenti parte del comitato organizzatore. Ci arrangiammo per il meglio… e cominciarono gli incontri. Doveva chiudere la serata sportiva l’esibizione del campione eritreo della categoria pesi massimi, che lavorava presso l’Arabian American Oil Company a Ras Tanura, ma non se ne fece nulla in mancanza di validi avversari. La serata volgeva al termine e dopo i convenevoli d’uso, l’offerta del caffè bollente con l’aggiunta dell’infernale distillato del Bernardi (la famosa miscela alcolica estratta dalle più eterogenee sostanze, quali datteri, frutta in scatola, patate ed ingredienti vari), accompagnammo i nostri ospiti ai loro automezzi. Dovevano far ritorno al campo di Ras Tanura, distante un centinaio di chilometri, e ci furono scambi di saluti, ringraziamenti e strette di mano. Il cielo era terso e stellato, e soffiava una brezza abbastanza fredda. Un’altra festività se ne era andata in quel deserto: mi avviai alla mia tenda quadrata e scura che con i suoi teli mi riparava, grosso modo, dai venti gelidi della notte.