L’astuzia dei turchi

A dieci miglia circa dalla costa, incominciammo il servizio di vigilanza per impedire lo sbarco delle truppe. la distanza fra navi era di 20 miglia e si navigava a fanali oscurati: nella notte del 26, un fanale d’un piroscafo che seguiva la nostra rotta ci chiamò all’attenzione. senza ch’ei s’accorgesse, gli fummo vicino; ci conobbe e tentò di cambiar rotta per non destar sospetto. Senz’altro un colpo di cannone in salva partì dalla nostra nave, mentre i due proiettori di coffa eseguivano il loro ufficio di scoperta. Nessuno si vedeva a bordo senonché il comandante, e pochi marinai. Non alzò bandiera ma il nome era greco. Anche questo lasciammo libero ma non molto dopo il nostro comandante dove pentirsi della sua fiducia, quando si accorse che quel piroscafo era riuscito a ingannarci. Ecco in qual modo: Il giorno seguente il comandante aver ricevuto in radio telegramma nel quale l’Ammiraglio faccia noto che il piroscafo Derna, partito dalla Turchia carico di truppe e munizioni e sfuggito alla nostra vigilanza dovea essere ne porto di Tripoli da un giorno. Concluse: “A notte inoltrata esplorate quel porto”. Non s’aspettava che quell’ordine.

[…] Il Derna era lì a scaricare munizioni. Avea tolto un albero, sostituito al Turco un nome Greco e pitturato diverso riuscendo nel suo intento. Fu la prima astuzia che avessero potuto adoperare. Sapendoci a conoscenza della discordia Greca-Turca giustamente credettero che noi eravamo al di là dal pensare che i greci li proteggessero.