L’arrivo dei soldati italiani
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Mestieri
impiegataLivello di scolarizzazione
frequenza scuola media superiorePaesi di emigrazione
FranciaData di ritorno
1943Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)A La Crau, a poca distanza da Tolone, è giunta notizia dell’armistizio accettato dalla Francia.
Circa un mese dopo la dichiarazione di guerra, il Maresciallo Pétain, Capo dello Stato Francese, chiese l’armistizio, e le truppe italo-tedesche invasero la Francia: a nord entrarono i tedeschi e a sud gli italiani. La nostra casa era ubicata all’uscita del paese, in una via di passaggio e di traffico; un pomeriggio, improvvisamente, sentimmo un grande fracasso proveniente dalla strada: erano rumori assordanti e incomprensibili.
Mamma, per rendersi conto di quanto stava accadendo fuori, si affaccio alla finestra con le persiane semichiuse, per non essere vista, e con suo grande stupore vide transitare nella via un interminabile dispiegamento di truppe e di mezzi che, provenienti dalla strada di Tolone, procedevano verso altre località. Passarono lunghe colonne di camion grandi e piccoli, cingolati, cannoni, mortai, furgoni, camionette, tante auto, tutti carichi di militari armati; ancora carri, carrette trascinate da cavalli o da muli, carichi di materiali e condotti da soldati. Tra loro passarono anche tanti militari a piedi che camminavano a fatica con zaini e fucili sulle spalle; poi moto e motorette, cavalli grandi e piccoli, muli macilenti, anche loro carichi e stracarichi di pacchi, altri mezzi e carretti colmi di materiale. Tutto questo passaggio di truppe e mezzi durò qualche giorno e qualche notte. ogni tanto la lunga colonna si fermava e mamma, sempre affacciata alla finestra semichiusa, poté sentire le voci dei militari che parlavano fra di loro in una lingua a lei familiare. Chiudendo di colpo la finestra, come colta da un’improvvisa gioia, esclamò: “…sono italiani… sono italiani…”!
La mattina seguente, e altri giorni ancora, molti camion erano ancora fermi nella strada, e dato che lungo l’altro lato della via esisteva, a ridosso di un filare di alberi di platani, un canalone d’acqua corrente adibito a lavatoio, i militari, scesi dai loto mezzi, si alternavano al canalone per lavarsi.
Quella mattina, io e le mie sorelle, dritte e in silenzio, davanti alla finestra della camera che dava sulla via, guardavamo impassibili il via vai dei soldati in canottiera, che chini sul lavatoio si lavavano e si asciugavano energicamente, borbottando tra loro parole a noi ancora incomprensibili. […] La popolazione, bene o male, familiarizzò con i militari. Anche le ragazze fecero amicizia con loro, uscendo e divertendosi insieme. […]
Una domenica, nella Chiesa parrocchiale del paese, durante la predica della messa, il parroco, dal pulpito, disse che le ragazze non dovevano né uscire né fare amicizia con i militari italiani, perché quelli erano i “loro nemici”. Dopo la nostra partenza sapemmo che il parroco fu mandato missionario in Africa, mentre ad alcune ragazze furono rapati i capelli a zero nella pubblica piazza dai partigiani francesi.
Il viaggio
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