Paesi di emigrazione
LibiaData di partenza
1951Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Lo sguardo retrospettivo di Fiorella si posa sulla casa nella quale ha abitato a Tripoli, e mette in fila una serie di ricordi anche minuti di vita quotidiana.
Mamma tornò all’inizio dell’estate. Andammo ad abitare, dopo averlo sistemato, in un appartamento tradizionale, bello e spazioso, al secondo piano della palazzina della Centrale Elettrica, lontani dal centro e appena fuori dalle mura della città vecchia, vicino al mare. Nella recinzione della Centrale si entrava da un piccolo cancello, con una portineria. A sinistra, con un cancello grande da cui potevano passare i camion, c’era il parco carbone, che avrebbe alimentato le macchine. Accanto era stato costruito l’edificio enorme della Centrale vera e propria con le caldaie e le rumorose turbine che producevano l’elettricità. Una palazzina ad un piano ospitava alcuni uffici, poi poco distante c’era il palazzo in cui abitavamo noi, al secondo piano. Al primo altri uffici, al terzo due appartamenti per due famiglie di tecnici. Le macchine della Centrale erano imponenti, lucide e profumate di oli industriali. Facevano un gran fracasso, ritmico e assordante, che però arrivava attenuato a casa nostra ed a cui ci abituammo presto, tanto che finì per farci compagnia. Meno piacere faceva la polvere di carbone che sbuffando usciva dai comignoli sul tetto e si spargeva ovunque, a seconda del vento. Mia madre si lamentava soprattutto se la polvere nera si posava sul bucato appena steso sul terrazzo, perché bisognava far lavare di nuovo gli indumenti che si erano sporcati. La nostra casa era stata dipinta di bianco, con porte in faggio naturale. L’arredo era funzionale, librerie, armadi a muro, semplici reti con coperture di cotone scozzese confezionate da mia madre, che aveva cucito anche le tende, di cotone a righe bianche e gialle, e le fodere dí alcune poltrone. I divani erano moderni, confortevoli. Il tavolo e le sedie della zona pranzo erano anch’essi di faggio chiaro, e al centro della parete principale troneggiava un grosso mobile: la radio e il giradischi più tecnologico e all’avanguardia che ci fosse allora in commercio, il sogno finalmente realizzato di mio padre.
I dischi erano a 33 giri e se ne potevano mettere parecchi insieme uno sull’altro. Un ingegnoso meccanismo li faceva cadere uno dopo l’altro nel punto giusto. La puntina automaticamente si muoveva e il disco di turno spandeva la sua musica dalle casse del giradischi. II babbo cominciò a comperare tutte le sinfonie preferite, e alla sera, dopo cena, ascoltavamo la musica. Mamma leggeva “Grazia”, ed io stavo lì, un po’ leggendo, un po’ ascoltando e molto immergendomi nelle mie fantasie. Anche la cucina di casa era tutta bianca, con un grande frigorifero Westinghouse che faceva persino i cubetti di ghiaccio, per noi una grande novità. I fornelli erano elettrici, si scaldavano lentamente, ma poi restavano a lungo bollenti, per cui bisognava regolarsi per non bruciare le pietanze. In uno stanzino con il lucernaio fu predisposta la lavanderia e avevamo una lavatrice. Era un aggeggio voluminoso, in cui bisognava preventivamente versare l’acqua calda e il sapone in polvere. Si aggiungevano i panni che con il movimento di due palette venivano mossi avanti ed indietro, avanti ed indietro per circa un’ora. A quel punto Kadigia, la lavandaia, li tirava fuori, li risciacquava a mano, e li stendeva sulla terrazza.
Alcune finestre della casa, nel soggiorno, nella cucina, e quella piccola e rialzata del bagno, affacciavano verso il mare. Quando avevo un po’ di malinconia, o volevo stare sola con i miei pensieri, mi chiudevo in bagno, salivo sul water e mi sedevo nel riquadro della finestra, che era abbastanza largo da poterci stare comodamente. Guardavo il mare con nostalgica tenerezza. Proprio di fronte a me c’era un isolotto con alcune rovine che dicevano fossero di un fortino spagnolo. L’azzurro era stupendo e all’orizzonte si confondeva con quello del cielo, a volte luminoso, a volte cupo, a seconda dell’ora e della stagione.
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