Il primo contatto

Afa, caldo insopportabile; si beve e si suda, i ventilatori agitano aria calda, i gelati si sciolgono nei bicchieri, l’appetito non tiene; è il primo giorno, il primo contatto con il continente nero. Quattro giorni di navigazione e siamo in vista di Massaua. Un ciuffo di palme, una macchia verde, un semi cerchio di palme, giardini e costruzioni stile coloniale, una serie di colline di sale, è la città coloniale primogenita. Ferve il lavoro di scarico dei piroscafi giunti in precedenza. Squadre di eritrei disposti in fila indiana trasportano materiali e accompagnano il movimento con il canto di una nenia ritmica. Vecchi coloniali dai volti abbronzati, bianco vestiti, vanno impassibili e con aria di superuomini, di padroni. Può darsi che per gli innumerevoli sacrifici sopportati e servizi resi in quella terra abbiano diritto a tale portamento. Desidero anch’io acquisire quel diritto offrendo quanto mi è possibile per l’espansione ed il consolidamento delle nostre colonie. Sono i propositi di un novellino, ma chi sa, all’infuori di me stesso, la fede e l’onestà su dove fondano le sue radici. Comunque ho fede in me stesso.