Il lutto e la guerra

[…] sucedeva la perdita della Povera Mamma, in Aprile l’anno 1915. Non vi voglio spiegare l’angoscia e il dolore vi dirò solo che per tre giorni non mi è riuscito di alzarmi dal letto, amici e qualche parente cercavano in meglio ma tra me e mio fratello non potevamo darci pace. Basta mio fratello mi disse io vado in Italia, abbiamo solo tre sorelle, sarebbe bene un alloggio, già come tu vuoi ma guarda che c’è la guerra. Lui aveva speranza essendo orfano di Padre e Madre sarebbe stato di terza classe e non l’avrebbero preso soldato, cosi partì con una gran Compagnia di giovanotti volontariamente andarono dal Console Italiano che procurò i passaggi per l’Italia. Le speranze del mio fratello non durarono troppo alla lunga dopo una ventina di giorni che era in Italia era vestito d’Artiglieria di campagna a Novara, mi scrisse delle lettere, che sarebbe stato meglio che fosse stato in America ma era troppo tardi, tu stai dove si, ma io già detestavo tanto quel lavoro, mi ritrovavo solo, altri miei amici partirono volontariamente per andare in Italia. Perché non vieni, così anch’io feci il pensiero e andai co la mia roba che avevo in un picolo baule e mi sono pure portato il materasso di lana che l’avevo comperato poco temo prima, forse voialtri udite ma in Italia avevo sempre dormito sul pagliericcio, perché no, l’ho portato ed ero molto contento.

Ora vi dirò che da un pentimento ne arrivò un altro, dopo 30 giorni ero vestito da 6 Reg. Batt. Eolo. Mamma mia pentito d’aver lasciato l’Argentina e più ancora la Svizzera.