Baracche e odio

Il cinque maggio del 1962 incominciai a lavorare su un cantiere a Francoforte con altri cinque paesani dello stesso corso professionale. Ma solo dopo tre giorni, spostarono tre di noi, me compreso su in nuovo cantiere ad Offenbach am Main Il cantiere non era altre che uno scavo di fango. La baracca che doveva ospitarci, non c’era luce, ne acqua i materassi erano di paglia, quelle condizioni ci offesero e tra la rabbia, e le lacrime; tutt’e tre ci rifiutammo di prendere lavoro. Dopo qualche ora ci misero in contatto con l’interprete di questa grande impresa, il quale ci assicurò che entro il giorno dopo avevamo la luce, e i materassi. L’acqua c’era sul cantiere e per averla in baracca bisognava aspettare, cosi decidemmo di prendere il lavoro.

A Francoforte noi eravamo il primo vero afflusso degli stranieri italiani, perciò sul lavoro molti tedeschi ci guardavano male e ci seguivano perchè noi eravamo responsabili della sconfitta del nazismo nell’ultima guerra mondiale. Per più di un mese lavorammo con solo pala e piccone dopo vennero altri italiani che ci sostituirono, mentre io con i due paesani ci spostarono a lavorare con i carpentieri. La mia paga oraria era di 3 marchi e 20 gli altri italiani venuti dopo percepivano meno, mentre la paga dei Tedeschi erano tutte più alte. Il lavoro era pericoloso e pesante, di questo lavoro noi facevamo il più pesante e pericoloso infatti une dei colleghi Tedeschi per un incidente rimase invalido, mentre a uno dei paesani gli cadde il secchio del bitume pochi centimetri, staccatosi dalla gru. Il fine settimana si passava prevalentemente in baracca, andavamo dai paesani rimasti a Francoforte, o loro venivano da noi, non c’era luogo di ritrovo per gli italiani, i luoghi tedeschi erano molto ostili con noi.