Paesi di emigrazione
SpagnaData di partenza
2014Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)Temi
Giacomo, ventiseienne trentino, decide nel 2014 di compiere il Cammino di Santiago, partendo dal confine francese. Porta con se un compagno di viaggio speciale, un diario, che aggiornerà costantemente durante le giornate di cammino, descrivendo gli incontri fatti durante la strada, descrivendo i paesaggi e riflettendo su se stesso. Questa è la bella introduzione con cui accompagna l’inizio del viaggio: “Salgo sul primo treno a Rovereto. Mi siedo appoggiando lo zaino accanto a me. Sospiro soddisfatto, quasi sollevato. Sorrido. Finalmente. L’aereo è un modo di arrivare, il treno un modo di viaggiare. Il miglior modo per iniziare questo mio viaggio. Prendo il secondo treno a Milano, il terzo a Ventimiglia, poi Nizza su un vagone letto fino a Parigi, il tempo forse di dare un’occhiata alla Senna e alla Torre Eiffel — o magari di far colazione, prima di salire sul treno diretto a Bayonne. Da lì cercherò un mezzo (un altro treno?) per raggiungere Saint Jean Pied de Port. L’inizio del Cammino. Mi porto: un paio di scarponcini che indosso, nei quali ho camminato negli ultimi mesi e credo di entrare in simbiosi nel prossimo; un paio di sandali; un paio di ciabatte da doccia; numero 4 paia di calzini; numero 4 paia di mutande; un paio di pantaloni tecnici dotati di cerniera per renderli corti all’occorrenza, un altro paio di pantaloni per camminare e uno che userò anche come pigiama che attualmente indosso; due paia di canottiere di cotone; tre magliette tecniche di poliestere; una maglia di cotone leggera che attualmente indosso combinata con i pantaloni con i quali fungerà da pigiama; un pile leggero, uno più pesante; una giacca sportiva impermeabile; uno spolverino, un coprizaino impermeabile e un poncho per la pioggia; un costume da bagno; un accappatoio in fibra sintetica corredato con un piccolo asciugamano; due bandane, tre fazzoletti. Diario, tre penne anche se userò solo questa, guida del Cammino, piccolo dizionario tascabile di spagnolo, le ultime pagine riassuntive del mio libro di spagnolo, la stampa di un elenco di albergue con evidenziati quelli che propongono cene vegetariane, contapassi, orologio-sveglia, frontalino, macchina fotografica con relativo caricatore (su cui sono stato incerto fino a ieri sera, se portare il caricatore o meno), occhiali da sole nella loro custodia, un’altra custodia per gli occhiali da vista che solitamente porto sul naso, pipa con tabacco arnese per pulirla e due accendini, portafoglio, due bloc notes di cui uno piccolo e carino regalatomi ieri sera da mio padre su cui potrei scrivere poesie, i biglietti dei treni, la Gazzetta dello sport odierna, gli ultimi due numeri di Internazionale, un piccolo borsello, due bottigliette d’acqua da mezzo litro (una in principio conteneva tè), una gamella di plastica, posate da campeggio pieghevoli, un bicchiere di metallo regalatomi ieri sera da Floriano assieme a una coperta termica e a un moschettone (anch’essi nello zaino), una manciata di bustine monodose di olio e aceto, un sacchettino di noci preconfezionate, un sacchetto di nocciole sgusciate da mia nonna, due panini, due toast, un sacco a pelo, un sacco lenzuolo, una saponetta di Marsiglia, un beauty contenente tutti i medicinali relativi per lo più ai piedi e il necessario per l’igiene personale (spazzolino, dentifricio, salviette…), spille da balia, spago, un rotolo di carta igienica, il lettore musicale senza musica caricata da usare come registratore vocale, sacchetti e buste di plastica. Ho tolto all’ultimo: un bicchiere di plastica rigido sostituito dal regalo di Floriano, un altro set di posate da campeggio pieghevoli e uno in plastica rigida, la bussola, una torcia, un astuccio, un cappello e, il taglio più sofferto, la macchina per tagliarmi i capelli. Ho lasciato a casa: telefono, libri, musica, una madre preoccupata, un contratto a tempo indeterminato da disoccupato, collane, anelli, braccialetti (se si esclude quello di stoffa che non tolgo mai), una nonna sepolta ieri, tre amici che si erano proposti di accompagnarmi. Fuggo da: la routine, la fretta, una società in cui non voglio entrare a queste condizioni, una storia d’amore finita male, la tecnologia invasiva. Cerco: libertà, avventura, un viaggio che sia veramente tale, indipendenza, tempo per me, persone nuove con cui intraprendere relazioni effimere, risposte o nuove domande”.
Il viaggio
I racconti
Le prime fatiche
13 settembre 2014 — giorno 1 di cammino Il primo lungo giorno di Cammino. Sveglia alle sette,...
Hola? thank you? merci
14 settembre 2014 — giorno 2 di cammino La sveglia alle sei di mattina con l'accensione di...
Metà strada
25 settembre 2014 — giorno 13 di cammino La forza di gravità è un'invenzione di chi vuole...
L’ultima montagna
6 ottobre 2014 — giorno 24 di cammino Voglio tuffarmi nel freddo abbraccio di questa densa nebbia Oggi...
L’arrivo a Santiago
11 ottobre 2014 — giorno 29 di cammino È lunga la strada per la felicità Mi sveglio con...