Zagabria-Belgrado

Mestieri
medicoLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
IndiaData di partenza
1977Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)È la seconda tappa del viaggio verso l’India di Sergio Giommoni e della compagna, Laura.
Laura era lì, seduta da una parte accanto ai bagagli, accanto ai nostri zaini, io facevo l’autostop e si fermò una persona con una Peugeot 404, di quelle a coda di rondine, come allora si diceva. Gli chiesi: “va verso Zagreb?” e questo: “si, vieni, sali”, “Vado a chiamare la mia compagna” gli risposi, andai a chiamare Laura e le dissi: “Guarda, mettiti di dietro, perché c’è uno tutto nero che ci dà un passaggio”. Salimmo in macchina e passammo la frontiera, poco dopo lui caricò altre due donne che si misero dietro insieme a Laura, e quindi eravamo in cinque, al completo in questa macchina.
Questo signore, che era un libanese, guidava come un pazzo, faceva dei sorpassi azzardatissimi. Ad un certo punto, lungo le tormentate strade della Juguslavija, che si sa quanto possono essere pericolose, iniziò un sorpasso ad un camion, in sostanza non aveva ancora finito la curva prima di iniziare questo sorpasso e ne arrivò un altro sull’altra carreggiata, lui lo vide, inchiodò la macchina e si buttò dietro al camion, ma talmente vicino che io mi vidi le ruote posteriori del camion proprio in faccia. Insomma ci salvammo. Continuammo a correre come forsennati.
Ad un certo punto, parlando, scoprii che questo signore non andava solo a Zagreb, ma avrebbe continuato verso il Libano: quindi gli dissi che, se per lui era lo stesso, noi avremmo volentieri continuato a viaggiare con lui. Andavamo verso Beograd, verso le tre, le quattro di mattina lui, evidentemente sfinito dal viaggio, si fermò, disse “scusate io mi devo fermare un attimo, devo dormire un po’”.
Saranno passati tre quarti d’ora, un’ora, si risvegliò, lui era seduto al posto di guida, non è che fece nient’altro, aprì il cruscotto, prese una foto che era quella di sua moglie con i loro due bambini, si mise a baciarla e a piangere a dirotto. Fece cinque minuti di questa storia, poi rimise la foto nel cruscotto e ripartì come un pazzo verso Beograd, dove arrivammo nel pomeriggio del secondo giorno di viaggio.
Il viaggio

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