Un socialista di nome Mussolini

Il circolo frequentato dal nonno a Basilea era noto ormai in tutta la Svizzera fra i lavoratori italiani, tanto che accadeva che qualcuno venisse appositamente, a visitarlo non solo per ragioni di lavoro, ma per incontrare quei compagni coi quali scambiare notizie e idee. Anche Telesphoro e Alfredo, che ormai avevano finito le scuole elementari, avevano preso a frequentarlo assiduamente. Furono loro ad avvertire il nonno che in quella stessa settimana sarebbe arrivato un certo personaggio di cui si parlava perché si era fatto notare in altre località per il suo modo di esprimersi forte e convincente. Era maestro, ma lavorava anche lui, per bisogno, come operaio. Quando si sparse la voce che era arrivato anche lì e che sarebbe anche andato al circolo, la parte maschile della famiglia lotti andò per vederlo. Tornarono tutti delusi. -Non è un socialista… è un anarchico…!- Diceva uno. -E’ troppo violento!- commentava un altro: -E con la violenza si fa solo del male: del male a se stessi e agli altri…! -… è un romagnolo.- Concludeva il nonno che ce l’aveva con i suoi connazionali di quella regione d’Italia perché alcuni di loro, ospitati nelle stanze che, ora, la nonna Arsilia affittava a gente di passaggio, se n’erano andati, non solo senza pagare, ma portandosi via persino le lenzuola. A Telesphoro venne in mente poi il nome dell’oratore, ridondante nel suo modo di esprimersi: si chiamava Benito, sì, Benito Mussolini. Nessuno ne parlò più.