Tutti uguali in Somalia

Il tenore della nostra vita in Somalia indubbiamente era migliore di quello in Italia. La gente viveva con più spensieratezza, si lavorava moltissimo ma vi era più agiatezza. Inoltre si era creato un clima di grande fratellanza fra gli italiani, cosa che non esisteva nel territorio nazionale. In Somalia eravamo tutti uniti come fratelli e non vi era quella discriminazione che esisteva in Italia fra Nord, Centro e Sud: lì eravamo tutti appartenenti ad una sola Patria. Non vi erano mafiosi, terroni, mangiasapone viceversa polentoni, ma c’era amore fra gli italiani, perché tutti sentivamo la nostalgia della patria lontana e ciò permetteva istintivamente di allacciare un contatto umano, per restare tutti uniti e portare in alto il prestigio della nostra amata nazione. Infatti in Italia non si conoscevano le persone che abitavano nello stesso palazzo o nello stesso pianerottolo, cosa che esiste anche adesso, e ciò, non abbiatevene a male se lo dico, è segno di discriminazione fra un fratello e l’altro. L’emigrato invece sente l’amor di patria meglio di chiunque viva nel proprio territorio. E in Somalia ognuno cercava di conoscere l’altro, di unirsi a lui, perché era parte della terra lontana, che fosse siciliano, abruzzese, napoletano, romano, toscano, emiliano, veneto, lombardo, piemontese, ligure o sardo. Eravamo tutti appartenenti ad una patria, l’Italia, senza alcuna discriminazione. Quan-do ci si incontrava, sentivi le persone che parlavano fra loro in dialetti diversi: io parlavo in siciliano e gli amici mi rispondevano in veneto, in piemontese e via di seguito, ma tutti eravamo affiatati, felici e contenti per l’amore della nostra patria lontana.