“Si va sul fronte della Tunisia”

Tardi, una sera, l’allarme suonava;
Di caserma sortimmo preparati:
Lo zaino sulle spalle si portava
E nel piazzale fummo radunati.
Un generale subit’arrivava,
Lui sull’attenti ci trovò schierati;
Col passo lento quell’uomo si avvia:
in rivista passò la compagnia.
A noi diceva: «Di qui si va via,
Saremo presto tutti combattenti;
Si va sul fronte della Tunisia,
Di quest’onor dobbiamo esser contenti».
Però per molti la malinconia
Stringere fece dal dolore i denti.
Ci dettero la tenda e le gallette
E per due giorni pur le scatolette.
Attorno a quelle mura lieto giro:
È proprio una piacevole vicenda.
Aria di festa, sento, qui respiro;
E dentro la basilica stupenda
Commosso finalmente mi ritiro,
Seguo della funzione la leggenda.
Quell’immagine bella, sull’altare,
Subito il cuor mi volle conquistare.
Desiderio sentivo di pregare:
Promisi sempre di restar devoto,
E a fine guerra qui di ritornare
Solennemente lo facevo il voto.
La bella chiesa stavo per lasciare
Quando dentro di me sento che noto
Come una voce che mi fa gioire;
Queste parole mi sembrò d’udire:
«Figliolo caro, tu dovrai partire;
Non aver pena, vattene felice
In Tunisia l’esercito a servire,
Io là sarò la tua soccoritrice.
Credilo, mai ti potranno colpire
Nessun cannone né mitragliatrice.
Tornerai salvo nel tuo focolare.
Io qui t’aspetto. Non dimenticare!»
Fu di febbraio, che la mia comitiva,
la tarda sera del giorno diciotto,
Da Caserta per l’Africa partiva.
Lì si vedeva qualche giovanotto,
Mentre che il treno, forte, proseguiva,
Frugare lieto dentro il suo fagotto,
Prendere la chitarra e l’organino,
E rallegrar col suono quei cammino.
Tutti s’aveva fede nel destino,
Par l’ottimismo, voglia dominare:
Ai musicisti s’andava vicino
«Addio, mia bell’addio» si vuol cantare. […]