L’albero sacro

La prima cosa che ho notato prima di scendere è stato il colore rosso della terra e sulla scaletta, l’Africa mi ha accolto con il suo alito caldo, addolcito da un benefico venticello, un volo di avvoltoi ci ha salutato. Finalmente siamo all’aperto, un fuoristrada un po’ malandato ci aspetta, un barbone alto e robusto aiuta a caricare le valige sul cassone, Angelo e altri quattro siedono sopra, io in gabina con il barbone che ha proprio l’aspetto di un frate. Padre Ludovico ci ha scorrazzati per 15 km su una strada, che a parte un piccolo tratto con l’asfalto coperto di polvere rossa, è tutto buche enormi e smottamenti, facendomi sobbalzare come una palla. Io mi tengo forte, rido ma quando la macchina si inclina ho paura e lo dico, ma lui che sembra divertirsi, ridendo mi risponde: siamo in Africa signora cara!

Finalmente scendiamo davanti a una casa bianca con il cancello e le ferriate azzurre, seminascosta da manghi. Suor Benedicta ci accoglie e ci mostra le stanze, tutte con bagno. Dopo esserci rinfrescati e alleggeriti, partecipiamo alla messa festiva.

Angelo lavora a Bra, una missione nei pressi di Bissau dove stanno rifacendo il tetto del seminario distrutto dalla guerra. Proprio lì presso un grosso albero sacro, il 7 giugno del ’98 è iniziata una guerra, che con alterne fasi è durata 8 mesi. Nella sala polivalente del seminario sono stati ospitati per una decina di giorni, una delegazione di forze militari, che hanno trattato la fine delle ostilità.