L’Albania di ieri e di oggi

Entriamo in un bar e conosciamo un signore che lavora al suo interno e si siede al nostro tavolo per brindare in nostra compagnia. Ci illustra in modo sommario e frammentario la situazione vissuta dagli Albanesi all’epoca del regime e ci parla delle repressioni continue a cui la popolazione veniva sottoposta. Nonostante ciò afferma che “forse si stava meglio quando le cose andavano peggio!” Poi ci racconta che ha un figlio emigrato in Italia che lavora in un bar come cameriere e ci dice che il nostro Paese funge da fonte di guadagno per l’Albania grazie alle rimesse che consentono un innalzamento del tenore di vita dei familiari rimasti in patria. Fa poi riferimento al processo di transizione in corso in Albania come momento difficile che ha alimentato molte aspettative nelle persone e conclude esprimendo scetticismo nei confronti delle autorità politiche dirigenti. Tra i timori per il futuro menziona anche l’emancipazione femminile percepita da lui come un pericolo. A questo punto lo salutiamo e ci avviamo nuovamente verso Scutari. Nel tragitto verso casa, mentre la stanchezza avanza, scambio qualche parola con il prete. Parliamo di differenze religiose e di scissione tra cattolici, ortodossi, musulmani e il mio interlocutore mostra una mentalità aperta nel confronto tra diverse religioni poiché, a suo avviso, l’interazione reciproca può aiutare a costruire ponti di pace tra i popoli. Mi indica poi una stradina che dirige al mare, dove la gente ogni tanto va a pescare. Così gli chiedo se la pesca possa essere considerata un settore di vitale importanza per l’economia del Paese e lui mi risponde che la gente trae sostentamento soprattutto dalla pesca praticata in acqua dolce. A questo punto arriviamo a Scutari ed un’altra giornata sta per terminare.