Interviene il vescovo

Nel lungo viaggio da Manyoni a Dodoma, Cattai si è addormentato. Noi eravamo ammanettati con un solo bracciale. Il mio braccio sinistro era legato al suo braccio destro, lui poverino nel dormire da seduto ogni tanto andava giù, e quindi con il braccio, io, bravo come sono, lo seguivo per non dargli lo strappo, altrimenti si svegliava poverino. Quindi facevo su e giù con il mio braccio per seguire il suo movimento. Così è finito il viaggio. Nel frattempo i padri da Manyoni hanno telefonato al vescovo spiegando il caso; così il vescovo, poverino anche lui, ha dovuto alzarsi per venire al comando di polizia. I padri da Manyoni son partiti anche loro per risolvere la situazione. Dopo una mezz’ora che eravamo al comando di polizia, seduti per terra davanti al cancello delle prigioni, arriva il vescovo tutto vestito come dovesse avere un incontro con il Papa. Entra lì, c’erano alcune guardie e il vescovo dice loro: “Sono venuto per quei due bianchi” e fa segno alla guardia che era alla scrivania verso di noi seduti per terra. L’atmosfera è subito cambiata. Intanto ci hanno smanettati, così potevamo cambiare posizione, perché seduti sempre nella stessa posizione e legati era proprio stanchevole. Il vescovo ha incominciato a parlare in Swahili, ma noi non capivamo. Intanto sono arrivati i padri da Manyoni e sono incominciate le trattative conclusesi verso le quattro del mattino, con la promessa di ritrovarci tutti alle 9 del mattino con le valigie sequestrate. Siamo andati tutti a casa del vescovo, abbiamo mangiato, e poi siamo andati a dormire un po’.