Mestieri
insegnanteLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
Venezuela, ColombiaData di partenza
1987Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)Da Caracas Ferruccio si è spostato a Bogotá, dove prosegue a indagare e scoprire luoghi e persone, scoprendo anche il lato più oscuro della capitale colombiana.
CARACAS – BOGOTA’, 3 de noviembre
Caracas questa mattina è avvolta in una leggera foschia. Si dissolve ai primi raggi del sole. Il traffico é caotico. Il taxi non riesce a farmi raggiungere in tempo il pullmino al terminal dell’Avianca. Prosegue la corsa sull’autostrada fino all’aeroporto. Ho difficolta per l’imbarco. Non trovo il “visa” turistico. Il poliziotto dice che ci sono complicazioni, potrei risolverle facilmente con una mancia. Non mi commuovo; rispondo che tutt’al più gli offro un caffe. Si accontenta. Faccio il check-in in tempo per l’imbarco. II “vira’” é rimasto nel fondo della valigia.
Il B.707 dell’Avianca parte alle 8,05 in perfetto orario. Impeccabile il servizio a bordo. Si affronta una leggera perturbazione sorvolando le Ande. Dopo un’ora e 55 minuti siamo sull’altopiano di 2.650 m. su cui s’estende l’immensa Capitale della Colombia. Dall’aereo si domina la campagna verdeggiante, con molti pascoli. Sembra il panorama familiare della pianura lombarda. Per il cambio del fuso orario metto l’orologio indietro di un’ora. Alle 9,05 tocchiamo la pista di Bogotà. In Italia sono le 15,05. Fa freddo, la temperatura é di 10°. Le operazioni della dogana sono meticolose, anche se svolte con cortesia ed efficiente organizzazione. Incontro gli atleti della nazionale italiana di pattinaggio sul ghiaccio. Sono appena giunti da Roma per partecipare al campionato mondiale.
Il taxi percorre l’autostrada tra la zona militare e prati incolti. Non vedo le baracche della periferia. Sono proibite, rovinano il paesaggio. Il percorso ha una tariffa fissa di 800 pesos colombiani, poco più di 5 dollari. L’hotel S. Diego sorge nella zona residenziale del Nord, tra grattacieli e viali alberati. Dal 5′ piano domino la piazza con il parco che sale sulle pendici della montagna. La camera é tranquilla e silenziosa. E’ arredata con mobili antichi, con un ordine e una pulizia rassicurante. Pranzo al ristorante tipico con la specialità dell'”ajiaco”, uno stufato di pollo, con patate, capperi, avocado e “arroz” (riso) per contorno. Tento una prima esplorazione; ma un diluvio si abbatte improvvisamente tra tuoni e lampi; batto in ritirata e dopo una doccia calda mi riposo sul soffice letto. Verso sera esco per una seconda ricognizione. In Hotel mi regalano una “Guia de Bogota”; ma la cartina é molto approssimativa. Per l’orientamento é importante buon senso e pratica. Mi raccomandano di non portare orologi. Il mio é di plastica. Assicurano che assalgono anche per 10 dollari. Ma sarà vero? Nelle costruzioni trovo alcune somiglianze con certe zone di Milano. Le vie hanno una indicazione numerica per le “Carrera” parallele e per le “Calle” trasversali da Est-Ovest. Le Avenide sono i viali importanti: “Ciudad de Quito”, “Las Americas”, “Caracas”, “El Eldorado”. Mi sembra tutto pulito e ordinato. La gente cammina frettolosa. Verso sera le luci si accendono ed il traffico si fa più inte4so. Debbo stare attento ad attraversare le strade. Alcune pozzanghere si trasformano in una doccia improvvisa.
Stanno costruendo alcuni edifici molto alti. Sulle strutture esterne e nello scheletro del cantiere, alcuni operai lavorano quasi al buio alla fioca luce di una lampadina. Davanti alla Università serale un gruppo di studenti attende l’appello per l’esame. Ce ne sono anche in una pizzeria. L’ambiente é pulito. Le cameriere sono graziose, hanno una cuffia e una minigonna rossa con fiorellini azzurri. Ordino una “napoletana” con “cerveza”. La birra é buona; ma la pizza é una fantasia “colombiana”. Il tutto per 660 pesos, circa 4.600 lire.
Scherzo sulla differenza dei gusti con due simpatiche ragazze. Debbono sostenere ancora un esame per diventare maestre. Sono preoccupate per la mancanza di posti e temono la disoccupazione. Lo stipendio della scuola é di 19.000 pesos, circa 120 mila lire al mese. Basta appena per 27 pizze con birra. Ma allora come fanno a vivere?
Quando esco piove a dirotto. La temperatura é di 12′. Mi addentro nei corridoi e nelle gallerie interne di un grande complesso commerciale. E’ oramai notte. Sono ancora aperti alcuni esercizi. Nel piccolo supermercato c’è un po’ di tutto. Mi interessa la zona della “farmacia”. Al banco un giovane in camice bianco. Qui non é necessaria una laurea, basta un diploma. Non ci sono clienti e posso parlare liberamente. L’assistenza medica e le medicine sono a pagamento. La varietà é molto limitata. Controllo alcuni prezzi; sembrano piuttosto elevati. La degenza in Ospedale non gode di particolari rimborsi. Chi non ha una assicurazione privata, si ricovera all’ultimo momento. Spesso é troppo tardi, non c’é nulla da fare.
Poiché le donne sono molto prolifere e le statistiche parlano di bimbi abbandonati, chiedo se esiste una educazione contraccettiva. Ho toccato un tasto delicato. Ho l’impressione che l’informazione interessi il ceto superiore della popolazione. L’analfabetismo, l’ignoranza e la povertà non danno importanza al problema. L’argomento é quasi un tabù. Inoltre qualsiasi preservativo ha un prezzo. Preferiscono comperare il pane. Questa zona turistica e commerciale, é tacitamente “off limit”. I poveri non riescono facilmente ad avvicinarla per la cortina dei poliziotti. Attorno agli Alberghi formano un cordone sanitario perché il sonno dei turisti stranieri non sia disturbato.
La pioggia é cessata. Le strade sono dei torrenti. Faccio dei salti acrobatici per passare sui marciapiedi e rientrare in Hotel. Sento delle grida. Dei passi veloci rompono il silenzio della galleria del Banco Nacional. Mi addentro con coraggio. Sui gradini di marmo giace un giovane. Ha una larga ferita da taglio sulla spalla nuda e sulla coscia. Esce abbondante sangue. Due ragazzotti in canottiera nera sembrano soccorrerlo. E’ un incidente o una trappola? Perdo il mio coraggio, guardo e passo: non mi voglio curar di loro. Sono stato messo in allarme da una raccomandazione. Talune volte vengono simulati incidenti per attirare il generoso passante. Il San Martino dell’imprudenza può rimetterci la pelle. Ma quel sangue era vero? Dalla finestra dell’albergo osservo la città illuminata. Mi ha svelato improvvisamente il suo segreto più drammatico e violento. La televisione trasmette uno spettacolo musicale.
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