Il Passo dell’Orso

La marcia diventa sempre più difficile: più si sale, più il pendio diventa ripido: la neve è gelata, e uno sdrucciolone sarebbe fatale. Alberto e Paolo si alternano in testa per scalinare con la piccozza; a volte un solo passo richiede più di dieci minuti di lavoro. Lentamente, faticosamente, risaliamo il cammino dei pali, che si accosta sempre più al costone di roccia che abbiamo alla nostra destra, per scavalcarlo infine; in questo momento una raffica di vento infernale ci investe; ci raggruppiamo tutti contro una roccia. Ada si stringe addosso una coperta che ha preso alla capanna. Finalmente siamo quasi al livello del passo, ma per raggiungerlo dobbiamo percorrere un pauroso piano inclinato di neve ghiacciata. Ora siamo vicinissimi al passo. Una coperta si agita al vento. Ci saranno i tedeschi? Ormai non si può tornare indietro: parliamo lo stretto necessario, sussurrandoci i consigli, e avanziamo. Finalmente ci siamo, fra un muggire infernale di vento, attendendo Paolo che è andato alla capanna, contempliamo, accosciati in terra per ripararci dal vento, il panorama della valle. Le case di si vedono nettissime; pensare che Juanita che dorme in una di esse, sarà in ansietà tanto tempo! Potessi avvertirla che almeno fin qui tutto è andato bene’ Ecco Paolo di ritorno con i due… Sono le 6 del mattino: non possiamo indugiarci; un sorso di grappa e avanti. Ci saranno ancora 200 metri di costone ghiacciato prima del piano del passo; ci sembra di esserci già, ma un urlo ci fa voltare tutti: Pillo è scivolato e sta rotolando con velocità terrorizzante verso il basso; tutti ci chiediamo con muta angoscia se si fermerà prima dell’abisso. Finalmente una roccia provvidenziale lo ferma. Per un po’ rimane immobile, poi faticosamente sì rialza e risale nella pista; è contuso, col naso sanguinante, ma fortunatamente non s’è fatto nulla di grave. Eccoci tutti sul passo; era ora.