Attraversando il canale di Suez

Dopo la breve sosta a Porto Said, occorsero giorni e giorni per percorrere lentamente il Canale di Suez fermandosi ai laghi salati che si trovano verso la metà del canale. Una sosta obbligata per aspettare il convoglio di navi che, in fila indiana, viene in senso inverso giacché Suez è tanto stretto che permette il passaggio di una sola nave alla volta. Il lato del canale che si trovava alla mia destra, cioè la Costa africana, era un susseguirsi di villette ben tenute, abitate da impiegati o operai addetti alla manutenzione del Canale, quasi tutti inglesi. Invece la costa sinistra, asiatica, era uno squallore, una distesa infinita di dune di sabbia dove ho visto i primi cammelli. […]

Altra fermata: Gibuti, porto dell’allora Somalia Francese; qui ebbi il primo vero contatto con l’Africa, un posto che mi parve squallido, brulicante di imbarcazioni indigene. A bordo mi ero fatta tanti amici, scendemmo a terra, facemmo il giro di un vicino mercato, c’erano tanti carrettini tirati da sparuti asinelli. Mi colpirono alcuni talmente ricoperti da mosche da non riuscire a capire di cosa fossero carichi; mi dissero che quella merce nera erano datteri! […]

Facemmo la quarta ed ultima fermata a Dante, in Migiurtinia, vi sbarcò una sola persona. Un ufficiale di marina bellissimo che, durante tutto il viaggio, non aveva mai detto una parola ed anzi era stato “appollaiato” a prua della nave guardando sempre il mare. La sua nuova residenza non gli doveva certo essere molto gradita, giacché Dante è scoglio, è terra arida e bruciata, è niente!